Classica
festa di Napoli. Una delle più felici festività, espressione
del temperamento del popolo napoletano. Fulcro della festa è
la chiesa di S. Maria di Piedigrotta punto d'incontro di regnanti,
viceré e di tutto il popolo. Rito cristiano e allo stesso
tempo pagano. Caratterizzata da processioni, parate militari, carri
allegorici, sagra di canzoni, luminarie, fuochi d'artificio, e sollazzi
vari. Il tutto nell'incanto di splendide notti settembrine lungo
il favoloso arco del golfo di Napoli, dal Castello Angioino a Marechiaro.
L'eco del folklore scuote i paesi limitrofi, riecheggia lontano
oltre i mari e i continenti.
La festa di Piedigrotta, a partire dal 1836, diventa l'occasione
per presentare sempre nuove canzoni, un'occasione culturale ed industriale.
Nel 1839 la festa raggiunge il suo massimo splendore. La manifestazione
ormai è in grado di decretare trionfi e sconfitte musicali.
Cantanti, musicisti e editori fanno a gara per essere presenti.
Nel 1860 a Napoli arriva Garibaldi; l'anno successivo la Piedigrotta
scompare. Napoli non è più capitale. Fu ripresa nuovamente
nel 1876 da Luigi Capuozzo un distributore di giornali. Al posto
delle parate militari ci saranno i carri allegorici.
Raffaele Raimondo e Piedigrotta
Fin dalla sua prima giovinezza, Raffaele Raimondo è attratto
da dall'esuberanza dei colori, dei suoni e delle luci della festa
di Piedigrotta.
Il suo temperamento artistico si rivela, e nel tempo, l'ardore della
sua immaginativa ed il suo gusto del bello prorompe nella creazione
delle luminarie elettriche fra le più ardite, di magico effetto
cromatico e cinematico. Si distingue anche per i carri allegorici,
ideati per la Piedigrotta, realizzati con maestria, precisione e
senso artistico. Guidato, incoraggiato e sorretto in questa sua
opera dal prof. Enrico Taverna, direttore
della scuola d'arte di Torre del Greco già dal 1886.
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Alcuni articoli di Raffaele Raimondo sulla
festa di Piedigrotta:
Ernesto Tagliaferri
"La Torre " N°12-13 del 1966
Morta Piedigrotta, Viva
Piedigrotta
"La Torre" N°15 del 1966
Canzonature in giro
"La Torre" N°23 del 1968
C'era una volta Piedigrotta
"La Torre" N°14 del 1977
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La «Piedigrotta torrese» (*)
Nell'estate del 1921, soggiornava a Villa Vallelonga il direttore
del Conservatorio di S. Pietro a Maiella maestro Camillo de Nardis
con la famiglia ed in quell'anno, a chiusura della «stagione»,
fu organizzata la «Piedigrotta torrese».
Promotori furono tra gli altri il principe Santobuono, il duca di
Valminuta e gli appassionati e tenaci fratelli Gargiulo che, con
i loro sacrifici, malgrado gli eventi avversi, hanno sempre voluto
risorto e più bello di prima il loro albergo.
È talmente radicato in loro il mestiere, che da tempo immemorabile
il loro cognome non serve più a identificarli : sono a tutti
noti come don Giovanni 'a pensione, don Armando 'a pensione.
(...) Proprio in quell'anno essi stavano costruendo dalle fondamenta
il Nuovo Albergo S.Teresa e nell'area della costruzione crearono
un teatro all'aperto. In quell'estate sul piccolo palcoscenico si
alternarono Pasquariello, Papaccio, Parisi, Elvira Donnarumma, Armando
Gill ed altri e non poteva mancare Ernesto Tagliaferri.
La Piedigrotta torrese del 1921, io la ricordo un po' offuscata,
dato il tempo trascorso e la mia tenera età. Sento ancora
il calore della gigantesca mano di mio padre che racchiudeva la
mia.Eravamo proprio sotto il giardino pensile della Villa Santoponte.
Un carro (e non era l'unico), che rappresentava un grammofono a
tromba, passava tra battimani, stelle filanti e coriandoli.. Si
cantava: Miglio d'oro!...Miglio d'oro!...
La canzone (questo lo seppi in seguito) fu composta, versi e musica,
da quel sentimentalone torrese della più pura acqua, che
risponde al nome di Peppino Raiola, in arte «Raimir».
Carmè tu vi' che 'ncanto è 'o miglio d'oro?!
Me pare no scenario 'e cose rare!
Cca tutt' 'e ssere porto chistu core
E tutt' 'e sere 'o sento suspirà:
- Miglio d'oro...miglio d'oro.
Cca se 'ncanta tutt' 'a ggente
Tiene ll'oro overamente
Tiene ll'oro attuorno a tte!
Palazzine fravecate
Mmieze 'e sciure 'e ogni culore
Vurria essere signore
Pe' putermele gudè!
La canzone, oltre al successo, strappò l'ammirazione del
maestro de Nardis il quale tramite il principe Santobuono, volle
conoscere il giovane autore e nel congratularsi aggiunse queste
parole: - Studiate giovanotto caro, avete nel cuore un fiume di
melodie. - Studiate!...- La canzone fu eseguita nel teatro all'aperto
del Nuovo Albergo S.Teresa personalmente dall'autore e annunziata
dagli striscioni : «Canta Raimir» l'esimio autore di «Miglio
d'oro... Miglio d'Oro.
Il 13 settembre 1943 il soffio della morte investì tutto
il Miglio d'Oro, un uragano di ferro e di fuoco si abbatté
su di esso. Gli americani, sbarcati a Salerno qualche giorno prima,
per alleggerire la pressione delle truppe tedesche che li stavano
ricacciando in mare, effettuarono un massiccio quanto inutile bombardamento
della strada statale. Che distruzione...Quante vittime!
Una dolorosa perdita di vite umane. Poi venne la pace, la ricostruzione,
e ancora risorse dalle macerie il Nuovo Albergo S.Teresa, quello
che si vede ora, allegro e civettuolo.
Pareva che il Miglio d'Oro dovesse tornare come prima, invece il
pericolo incombe ancora.
Fatta eccezione per il sangue umano versato in quel bombardamento,
si potrebbe affermare che quelle distruzioni furono delle carezze
al confronto dello scempio che hanno fatto, stanno facendo e che
purtroppo continueranno a fare, indisturbati, gli speculatori del
cemento, lungo quel tratto di strada che, ripetiamo, era uno dei
più belli del mondo.
(*) Tratto dalla terza edizioni degli «Itinerari Torresi».
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