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la Scuola d'incisione sul Corallo di Torre del Greco di...
recente scomparsa. Su questa scuola e sull'annesso museo, detto pomposamente
«Museo del Corallo», alcuni "scribi"
torresi le hanno sparate tante grosse per cui è bene parlarne
iniziando dalla sua fondazione e lo facciamo col presentarvi il fondatore.
I bersaglieri, al comando del generale Raffaele Cadorna il 20 settembre
erano entrati a Roma attraverso la Breccia di Porta Pia; la capitale
del Regno d'Italia però era ancora a Firenze e da qui vennero
indetti i comizi elettorali per il 20 novembre 1870. Si votava per
l'elezione alla Camera dei Deputati dei rappresentanti del popolo
(non dei partiti) per la XI Legislatura.
Torre del Greco faceva parte del IX Collegio elettorale di Napoli
assieme al comune di Resina e alla sezione municipale S. Lorenzo del
comune di Napoli. L'uomo che doveva fondare la scuola del corallo
a Torre del Greco risultò eletto la Domenica successiva, nell'elezioni
di ballottaggio. Era l'avvocato Giovanni Della Rocca, trentaduenne,
nativo di Boscotrecase.
A diciotto anni si era laureato in legge, quantunque avesse studiato
anche lettere e filosofia, e per una legge vigente sotto i Borboni,
per essersi laureato prima dei vent'anni, fu esentato dal servizio
militare e così poté subito esordire nelle aule di giustizia.
A 26 anni, nel 1864, era già vice sindaco nella sua sezione
di S. Lorenzo. Nello stesso anno venne eletto consigliere provinciale
per il Mandamenti di Gragnano (comuni di Gragnano, Agerola, Casola,
Lettere e Pimonte). Rieletto nel 1866 ricoprì la carica di
vice segretario sotto la presidenza di Paolo Emilio Imbriani. Fu consigliere
provinciale fino al 1883.
Nel 1867, il 28 agosto, venne di nuovo eletto consigliere al comune
di Napoli, quando venne eletto nella stessa votazione il giureconsulto
torrese Diego Colamarino, nominato sindaco della Sezione Porto.
Prima nel Consiglio Provinciale e poi nel Parlamento Nazionale propugnò
ed ottenne la costruzione della strada Castellammare-Agerola-Amalfi;
la costruzione del tronco ferroviario Castellammare-Gragnano e la
ferrovia Torre Annunziata Centrale-Cancello-Caserta.
Egli fu il primo deputato a rappresentare Torre del Greco nel Parlamento
italiano. Si batté tenacemente per ottenere provvidenze a favore
dei pescatori di corallo. Alla Camera egli tuonava contro il Governo:
non si è avuta forza sufficiente di garantire i pescatori
di corallo sopra le Coste d'Algeria, dove da tempo remoto si esercita
tale importante industria dagl'italiani, e segnatamente dagl'intrepidi
marinai di Torre del Greco, con tale successo, che ci procaccia una
preminenza invidiata, contrastata, ma giammai rapitaci, e per noi
fonte di cospicua risorsa e di rinomanza.
Di fronte all'insensibilità del Governo verso le derelitte
province meridionali (sempre trascurate) egli domandava nell'aula
parlamentare:
E questa povera Napoli, il più importante centro d'Italia
per popolazione e per movimento economico; che sacrificò volentieri
tutti i suoi interessi sull'altare della patria, senza farne pompa
e menarne vanto; che essendo già capitale più importante
ed antica, fece getto di tutti i vantaggi, che all'uopo godeva, COME
E' STATA RIMERITATA?!.
E ancora:
In tutti i bilanci, e specialmente in quello dei lavori pubblici,
dev'essere equo ed imprescindibile di pareggiare con la maggiore possibile
sollecitudine le provincie meridionali quelle di altre regioni. Non
è inoltre ragionevole che queste provincie, le quali nel 1860
rifornirono l'erario nazionale con i bei milioni, non siano tenute
in considerazione, ma obliate e abbandonate (i bei milioni erano stati
L. 443.281.665 e 23 centesimi).
Questo grande uomo, così battagliere e ostinato difensore dei
diritti delle popolazioni meridionali, in piena legislatura, si rese
protagonista di un gesto clamoroso. Per protestare contro il Governo
SI DIMISE DA DEPUTATO, e in data 4 giugno 1873, informò i suoi
elettori (non il partito) attraverso una chiara pubblicazione con
la quale denunziava tutte le malefatte del Governo ai danni del Mezzogiorno.
Lo storico documento, che abbiamo nelle nostre mani, reca il titolo:
Agli egregi elettori del nono collegio
di Napoli (S. Lorenzo, Torre del Greco, Resina) RENDICONTO dell'Avv.
Giovanni della Rocca DEPUTATO DIMISSIONARIO.
Ma ciò che suscita in noi ammirazione
e nello stesso tempo anche commozione sono le sue ultime parole nel
«rendiconto» dell'uomo politico ai suoi elettori.
La mia dimissione non fu effetto di giovanile bollore e di sentimenti
di amor proprio o di ambizione, sibbene mi vi spinse la sola mira
del maggior bene pubblico.
Io non aspiro a manifestazioni lusinghiere, né mi seduce il
rilevante onore di una rielezione da cui vorrei essere dispensato.
Una sola ambizione io mi ho, ed è quella di conseguire l'indulgente
compatimento, la simpatia e il benevole giudizio de' meritatissimi
elettori che vollero innalzarmi ad un posto di gran lunga superiore
alla modesta mia persona.
Giovanni Della Rocca venne rieletto per volere di POPOLO (allora
la legge elettorale era veramente democratica: collegio unico uninominale)
e fu deputato per ben undici legislature, dal 1870 al 1903, anno in
cui morì.
Nel 1876, a seguito di elezioni anticipate, ed essendo andato al governo
la sinistra del partito liberale a cui egli apparteneva, il Della
Rocca, durante la seconda sessione della XIII legislatura (7.3.1878
- 1.2.1880 - al tempo era sottosegretario alla Giustizia) ottenne
il decreto con la quale si istituiva a Torre del Greco la Scuola d'incisione
sul Corallo e di Disegno Artistico Industriale. Il decreto n. 4428
(Serie2) reca la data del 23 giugno 1878. La richiesta era stata avanzata
dall'On. Della Rocca fin dal 1872.
Il primo presidente del Consiglio Direttivo della Scuola fu il professore
Luigi Palmieri, direttore dell'Osservatorio Vesuviano, che tanto si
era prodigato per Torre del Greco durante e dopo l'eruzione dell'8
dicembre 1861.
La scuola fu voluta anche dagli amministratori locali, ed in modo
particolare dal dott. Antonio Agostino Brancaccio, consigliere provinciale
e comunale. Eppure, non si crederebbe, gli artigiani torresi, dopo
alcuni anni, vedendo le nuove leve uscire dalla scuola meglio preparate
di loro in tutte le lavorazioni del corallo, temendo la concorrenza
dei giovani, cercarono con ogni mezzo di sabotare la vita della scuola
riuscendo perfino a chiuderla.Avvenne nell'ottobre del 1885.
A salvare la scuola non fu un torrese, anche se, poi, egli amò
Torre del Greco, più degli stessi torresi. Stiamo parlando
di Enrico Taverna.
Inviato dal Governo, egli giunse da Torino (dove era nato il 4 maggio
del 1864) nel marzo del 1886. E quando sembrava che tutto crollasse,
quando la scuola agonizzava, il 5 novembre, davanti al Consiglio Direttivo
presieduto dal Cav. Aniello d'Amato, formato dall'On. Giovanni della
Rocca,dal Cav.Dott. Antonio Agostino Brancaccio e dal Sig. Aniello
Mazza «papote» presente il rappresentante del Prefetto,
il ventiduenne giovane artista Enrico Taverna, dopo di aver illustrato
ai presenti il programma svolto durante il breve periodo di quell'eccezionale
anno scolastico che durò dal 27 marzo al 27 agosto 1886, e
dopo aver espresso la sua fiducia negli insegnanti e negli allievi
e comunicato al Consiglio alcuni pareri espressi dal pittore napoletano
senatore Domenico Morelli circa il materiale didattico da acquistare
per il disegno dal vero, quali busti e bassorilievi in gesso e getti
di antichi cammei, così concluse la sua relazione:
Dunque coraggio! produciamo (mercé fondati studi) artisti
veri, esperimentiamo nuove applicazioni, e, se poi i nostri tentativi
riusciranno infruttuosi, avremo però sempre la coscienza d'aver
tentato.
Il tentativo di Enrico Taverna non fallì:
la scuola era salva e in pochi anni raggiunse una rinomanza mondiale,
distinguendosi in tutte le più importanti esposizioni internazionali.
Il Taverna, fin da giovanissimo, era già un tecnico, prima
di divenire poi il grande maestro ed educatore quale egli fu, e come
tale conosciuto in diverse nazioni europee.
Compì gli studi presso l'Accademia Albertina di Belle Arti
di Torino meritandosi innumerevoli premi e medaglie in tutti i concorsi
ai quali aveva partecipato.
Dopo gli studi fu destinato al Museo Artistico Industriale di Torino.
Da qui, con la lettera del Ministro dell'Agricoltura, Industria e
Commercio, in data 12 marzo 1886 (vale a dire all'età di 22
anni non ancora compiuti) fu inviato a Torre del Greco a dirigere
la Scuola d'Incisione sul Corallo e di Disegno Artistico Industriale.
Tale era la denominazione della scuola all'atto della sua fondazione.
Egli viveva soltanto per la scuola, fin da quando vi aveva posto piedi
(non le mani). Qelle che seguono sono sue parole stampate nella sua
prima relazione pronunciata il 5 novembre 1886 davanti al Consiglio
Direttivo.
Per plauso e per disposizione dello stesso Consiglio, ne furono stampati
cento esemplari nella tipografia Giannini di Napoli. Ed ecco le parole
del Taverna con le quali egli esprime la riconoscenza verso il Consiglio
e la sua promessa per il futuro:
Sì nobile ed onorevole incoraggiamento
mi sarà dunque continuo sprone verso il mal praticabile e difficile
cammino del progresso, per quanto potranno le mie forze. Mi siano
propizi il mio desiderio e la mia perseveranza nel forte volere.
Quella perseveranza e quella volontà
accanita durarono poco meno di mezzo secolo; per l'esattezza 48 anni.
Egli ci parlava sempre della scuola e solamente della scuola, mai
di se stesso o della sua attività artistica, né, tantomeno,
dei suoi fatti personali. Egli, oltre l'arte, insegnava la modestia
e la lealtà con il suo esempio.
Per la sua riservatezza, noi che scriviamo, pur avendo vissuto per
tanti anni al suo fianco, non avevamo mai saputo che il suo primo
nome non era Enrico, ma Giovanni, anzi : Giovanni, Enrico, Achille...
Agli inizi dell'anno scolastico
1902-1903 maestri e allievi della Scuola lavoravano alacremente
al programma per la celebrazione del XXV anniversario della sua
fondazione. Il prof. Domenico Porzio già preparava la medaglia
commemorativa, quando nella sua casa di Napoli, il 23 febbraio 1903,
tra l'universale cordoglio, si spegneva Giovanni della Rocca, deputato
al Parlamento per undici legislature e per 33 anni ininterrottamente
rappresentante politico di Torre del Greco.
Enrico Taverna davanti alle spoglie mortali dell'uomo illustre,
volle esprimere tra le lacrime tutto il dolore e la riconoscenza
che in quel momento riempiva gli animi degli allievi e dei maestri
di quella gloriosa scuola.
La scuola torrese del corallo
- egli disse - compiendo al 23 giugno prossimo il 25° anniversario
della sua fondazione, si preparava adesso a festeggiare il suo illustre
fondatore e presidente...
Ed ora ch'ei godeva del conquistato primato della prediletta sua
scuola, portata ad esempio di modernità per le antiche sue
riforme didattiche ed artistiche, egli è sceso nel regno
inconsolabile della morte.
Il 23 giugno seguente,
sia pure con mestizia, venne celebrato l'anniversario com'era stato
già programmato e l'allora presidente, il comm. Bartolomeo
Mazza fece murare nei locali della scuola una rapide ricordo. Tra
una cornice di foglie d'alloro come voleva lo stile liberty dell'epoca,
si leggevano le seguenti parole:
ANTONIO AGOSTINO BRANCACCIO E GIOVANNI
DELLA ROCCA
NELLA RICONOSCENTE MEMORIA DEI FIGLI DELL'ARTE
VIVRANNO IMPERITURI
QUALI PROMOTORI ED APOSTOLI
DI QUESTA R. SCUOLA D'INCISIONE SUL CORALLO
E DI ARTI DECORATIVE ED INDUSTRIALI
NEL 25° ANNIVERSARIO DELLA SUA FONDAZIONE
IL CONSIGLIO DIRETTIVO POSE QUESTO RICORDO
AFFERMANDO I PROGRESSI DELL'ISTITUTO
CHE ANTESIGNANO NELLE AUDACE RIFORME
DELL'INSEGNAMENTO ARTISTICO
PRIMO INDIRIZZATO AI MODERNI CONCETTI
DEL NUOVO RINASCIMENTO NELL'ARTE
BENE AUSPICANDO
LO STORICO SEGNACOLO DEL SECOLO
La lapida era sormontato da un
bassorilievo raffigurante le due teste a profili affiancati di Antonio
Brancaccio e di Giovanni Della Rocca. Venne rimessa nel periodo
in cui la scuola cambiando «sesso» ed indirizzo, diventò
(nobless obligue): Istituto Statele d'Arte.
Di istituti d'arte se ne contano a centinai, ma la Scuola
d'Incisione sul Corallo di Torre del Greco, fondata nel
1878, era l'unica al mondo, ed era stata istituita proprio per la
formazione degli artigiani torresi. Il cambiamento dell'indirizzo
della scuola è stato un grave attentato perpetrato ai danni
di Torre del Greco e specialmente all'industria del corallo.
Il ricordo marmoreo di Antonio Agostino Brancaccio e di Giovanni
Della Rocca, cioè la lapide di cui abbiamo riportato l'iscrizione,
giace all'intemperia nel chiostro dell'antico convento in cui si
alloggia la scuola...oh, scusate, l'Istituto Statale d'Arte!.
Nel febbraio del 1978, all'approssimarsi della data del centenario
della fondazione della scuola, sul giornale «La Torre»,
pubblicammo un articolo sul fondatore Della Rocca, e concludemmo
con un invito a chi di dovere a rimettere al suo posto la lapide
rimossa, «affinché Torre del Greco non dimentichi».
Dopo tre anni e dopo le supplichevoli lamentazioni rivolte ai politici
e a culturati, ci è stato detto che non si trova nessun marmista
disposto ad eseguire il lavoro. Inutile aggiungere che alla data
del 23 giugno 1978 la ricorrenza del centenario della fondazione
della scuola non venne celebrata. Un rimorso ci attanaglia: se non
avessimo scritto NOI quell'articolo, ed avanzata NOI la proposta
per il ripristino della lapide, certamente sarebbe stato celebrato
il centenario e trovato anche...il marmista....affinché Torre
del Greco non dimentichi.
Un'altra cosa, che i torresi non dovranno mai dimenticare, riguarda
il cosiddetto Museo del Corallo annesso all'attuale «Istituto
d'Arte», del quale, dopo il massacro di questi ultimi anni,
oggi si chiede la restaurazione dalle colonne del giornale locale
(<<La Torre» ottobre 1980).
Dallo stesso giornale, nell'aprile del 1968, i torresi avevano appreso
attraverso una strabiliante «notizia storica» che il
Re Ferdinando IV nel 1810 volle istituire il Museo del Corallo,
annesso alla Scuola d'incisione.
Come tutti sanno, nel 1810, Ferdinando si trovava a Palermo, mentre
sul trono di Napoli era assiso Giuseppe Murat, e la Scuola d'Incisione
era ancora di là da venire. Dovevano trascorrere altri 68
anni. E visto che l'inquinamento «storico culturale»sta
diventando preoccupante, dobbiamo per forza ricorrere ad altre precisazioni
per quanto riguarda il Museo del Corallo, come pomposamente viene
chiamato.
Il petente che chiede la restaurazione del locale, ripetendo fino
alla nausea le parole arte e cultura, cultura e arte, con tutte
le «manifestazioni culturali» di questo mondo, lascia
capire che negli «anni settenta», la genialità
e la civiltà (!!!) di Torre del Greco, «si è
addirittura decuplicata», tramite il «Museo del Corallo».
Il «docente» articolista accenna pure a qualche dato
storico, e ci fa capire che la Scuola (puah!) ma l'Istituto d'Arte
venne «ospitato nel vecchio complesso conventuale che fu dei
Carmelitani Scalzi».
Pur vivendo strisciando sotto la sottana protettrice di un prete
e pur annidatosi in una sagrestia adattata a galleria d'arte...sacra,
gestita a conduzione famigliare, certi «docenti» non
sanno neppure che nel convento del Carmine di Torre del Greco, c'erano
i Carmelitani calzi, non quelli scalzi. Gli scalzi stavano, e stanno
ancora, nel convento di S. Teresa.
L'articolista scrive inoltre che «in quella poi che dovette
presumibilmente essere una delle cappelle del convento o, chissà,
forse il refettorio, è ospitato il Museo del Corallo. Non
è vero niente di tutto questo. E dato che in tutto l'articolo
non c'è alcun cenno all'epoca in cui il «museo»
sorse, abbiamo l'obbligo di informare i torresi e i non torresi,
affinché sappiamo esattamente quando e come sorse il cosiddetto
Museo del Corallo.
L'idea di istituirlo era già nell'aria fin dalla fine del
secolo scorso ed era progetto di Enrico Taverna. In una pubblicazione
del 1896, leggiamo:
Per meglio incoraggiare l'industria
artistica , la Scuola d'incisione ha istituito un'officina per la
produzione ed il commercio di oggetti artistici di novità
e sta fondando anche un Museo del Corallo, che sarà unico
nel suo genere ed una singolare attrattiva della città.
Il susseguirsi degli eventi non dovettero
consentirne la realizzazione: primo fra tutti la scomparsa del presidente
Della Rocca (1903) , indi l'eruzione del Vesuvio (1906) e poi la
Grande Guerra 1915-18.
Nel 1928 ricorreva il cinquantenario della fondazione della Scuola
e la data passò sotto silenzio, anche perché allora
si pensava a... «marciare».
Dopo la «marcia», nel 1930, invece delle chiacchiere,
vennero varate consistenti provvedimenti a favore della Scuola,
tra le quali la ristrutturazione delle aule e l'ampliamento di tutto
il complesso, utilizzando i locali a pianterreno che non erano stati
mai della Scuola.
Il costo complessivo dei lavori non superò le 400.000 lire,
così erogate: dal Ministero dell'Educazione Nazionale, lire
175.000; dal Comune di Torre del Greco, lire 87.500; dall'Amministrazione
Provinciale, lire 87.500; ed infine dal Banco di Napoli, lire 50.000
che vennero spese, tutte o in parte, per il pavimento maiolicato
del salone di esposizione. E di tutti i particolari di cui diamo
notizia li conosciamo per cognizione di causa e non per sentito
dire, anche perché frequentavamo la Scuola non come alunno,
ma come collaboratore del direttore Taverna e nessuno più
di noi ha avuto l'onore di conoscerlo tanto da vicino e di seguirlo
come maestro di vita.
Proprio durante il corso dei lavori, che si protrassero un po' a
lungo perché la Scuola non cessò mai di funzionare,
il direttore Taverna ci affidò il còmpito di disegnare
le tavole di un suo progetto per una chiesa da costruirsi a Buenos
Aires, progetto commissionato dai Padri Missionari dei Sacri Cuori
di Secondigliano. Per qualche giorno fummo distolti da questo lavoro
per eseguire i rilievi del salone che già si profilava nel
grezzo e che il progettista, direttore dei lavori, aveva richiesto
per la decorazione da predisporre.
Il progettista era lo stesso ispettore ministeriale, l'ing. arch.
prof. Giovan Battista Céas.
Ai marittimi torresi, e sono tanti, diremo che l'architetto Céas
fu il grande innovatore dell'estetica architettonica delle navi
di tutto il mondo,con la costruzione delle due motonavi «Saturnia»e
«Vulcania» che, prima di appartenere alla Società
di Navigazione «Italia» facevano parte della flotta
Cosulich di Trieste. Diremo anche che il Céas è autore
di un interessantissimo studio sull'architettura di Capri, dove
egli sovente risiedeva in una sua villa. Quello che non diremo è
il grande imbarazzo che provavamo quando dovevamo tracciare sia
pure dei semplici elementi architettonici, tenendo seduto al nostro
fianco un uomo di tale levatura. Ci perdonino i lettori se ci siamo
lasciati trasportare dalla nostalgia per quei tempi... diciotto
anni l'età! La giovinezza.
Per la precisazione dobbiamo aggiungere subito che il salone non
venne ricavato né da una cappella, né tantomeno da
un refettorio - come il<<docente» scrisse sul giornale
locale - ma da piccoli vani dei quali furono abbattuti i muri intermedi.
In quelle stanzette fino a qualche anno prima c'era stata un'officina
meccanica.
Pur se i lavori per la ristrutturazione del complesso non furono
finiti, dato che la Scuola era stata intitolata alla Principessa
di Piemonte, il 10 luglio 1032, avvenne l'inaugurazione con l'intervento
dei Principi.
Per l'occasione, il pittore Salvatore D'Amato eseguì il tappeto
di fiori lungo il corridoio d'ingresso. Il bravo artista ebbe cura
di presentare il tappeto con un angolo piegato che il principe Umberto
si premurò di stendere con la punta dei piedi, rimanendo
poi dispiaciuto per averlo, con il suo gesto, disfatto. Salvatore
D'Amato fu nominato cavaliere della Corona d'Italia e nessuno lo
seppe mai.
Per l'evento fu murata una lapide. Noi la riportiamo anche se...
passata di moda, con la speranza che non ci accusino di sacrilegio
o di offesa alla democrazia. Le lapidi fanno parte integrante della
storia e non si dovrebbero distruggere e nemmeno piallare per cancellare
«qualche» nome.
VITTORIO EMANUELE III RE VITTORIOSO
DUCE BENITO MUSSOLINI
QUESTA REGIA SCUOLA PRINCIPESSA MARIA DI PIEMONTE
INSTAURATA
PER VOLERE DEL GOVERNO NAZIONAL FASCISTA
INAUGURAVA IL 10 LUGLIO 1932 - X - E.F.
PRESENTI E AUSPICANTI
LE LL. AA. RR. IL PRINCIPE E LA PRINCIPESSA DI PIEMONTE
IL MUSEO DEL CORALLO
ONDE L'ARTE INDUSTRIE E IL SENTIMENTO CREATORE
DEL NOSTRO POPOLO IN FORME DI BELLEZZA
S'ETERNA
Il Consiglio direttivo: Domenico Beneduce
- Gaetano Longobardi
Giuseppe Ascione - Francesco Sorrentino - Enrico Taverna
Il 22 aprile 1933 i reali personaggi
erano di nuovo a Torre del Greco per inaugurare gli altri locali
i cui lavori erano stati portati a termine.
Enrico Taverna non poteva chiudere meglio la sua lunga e luminosa
carriera di artista e di educatore. Maestro di vita oltre che di
arte, dopo 48 anni, durante i quali la Scuola toccò tutti
i vertici dello splendore, mai più raggiunti, egli lascio
la direzione. Il 6 ottobre del 1934 l'incarico venne affidato al
prof. Renato Ferracciù artista dedicato e preparatissimo.
La stragrande maggioranza degli oggetti raccolti nel Salone di esposizione
risalgono al periodo in cui egli diresse la Scuola.
Dopo il secondo conflitto mondiale la Scuola non ha avuto più
storia. Anzi, come dicevamo prima, è scomparsa addirittura,
per dar posto all'attuale Istituto d'arte, che nulla ha a che vedere
con l'antica Scuola d'Incisione sul Corallo, unica al mondo nel
suo genere. L'eredità di quegli uomini non è stata
raccolta da nessuno - al contrario di quanto affermano falsamente
certi millantatori in fregola di «arte e cultura, cultura
e arte» - ; semmai, proprio quella «eredità»,
è stata depauperata e distrutta, ripetiamo, con grave nocumento
per Torre del Greco, per l'industria del corallo e per l'artigianato
torrese. (...)
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