L'ingegnere Ignazio di Nardo che stava lavorando
alla strada da Napoli a Torre Annunziata e aveva già tracciato
la nuova via per collegare Capo Torre con Via Episcopale e che fu
completamente invasa dalla lava, ebbe l'incarico di progettare la
nuova chiesa.
Il Di Nardo lavorò a lungo a Torre, perché, oltre
alla chiesa di S.Croce, riedificò le chiese dell'Assunta,
di S.Maria del Principio e adattò quelle di S.Michele e di
S.Maria delle Grazie, dimezzandole in altezza. Inoltre sistemò
tutte le strade della città collegandole e raccordando i
vari livelli con un'infinità di scale e veramente fede dei
miracolo. Di lui torneremo a parlare.
Abbiamo già detto prima che don Vincenzo Romano, quando era
in seminario al Largo dei Gerolamini, dovette restare ammirato di
quel bellissimo tempio, ed ecco la prova che lui, soltanto lui,
suggerì al progettista Di Nardo, sia lo stile architettonico
che la grandezza della nuova chiesa.
Fu ampliata l'area, spostando la strada Falanga (il nome non ha
nulla a che vedere con quello del vecchio parroco di S.Croce), ed
ecco anche la ragione per la quale non è più in asse
con la strada dei Cappuccini. Invece di ricostruire la chiesa con
la facciata principale rivolta verso Torre Annunziata, come l'antica,
la orientano con fronte rivolto al mare.
A poco più di un anno e sei mesi dalla distruzione, ebbero
inizio i lavori per la ricostruzione.
Il 1° gennaio 1796, dalla chiesa del Carmine si mosse una processione
con alla testa il Crocifisso, e invece dei ceri la gente del popolo
recava in mano o sulle spalle gli attrezzi occorrenti per il lavoro.
Scrive mons. Garofano:
L'avvio fu dato da un fervoroso discorso di Don Vincenzo Romano:
toccò a lui dare un tono e un contenuto spirituale a quella
impresa che vedeva impegnati braccio e cuore e che, senza la minima
esagerazione, può davvero dirsi gloriosa.
E gloriosa fu, anche per i tempi che correvano.
LE IDEE
GIANSENISTICHE E MASSONICHE SFOCIATE NEL PIU' ACCESO GIACOBINISMO.
LA REPUBBLICA PARTENOPEA
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