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Tratto da
Uomini e Fatti di
Torre del Greco
pagg. 203/249
 
 
 
VINCENZO ROMANO

DON ANTONIO LUISI
(1774 - 1841)

 

Il più acceso protestatorio fu certamente don Antonio Luisi (1771 - 1841), che, attraverso epigrammi e motti, non cessò mai di scagliare frecce ai membri della collegiata. Uno di questi motti, ancora di attualità a Torre, si usa rivolgerlo in tono scherzoso a chiunque viene eletto o promosso a più alto incarico di qualsiasi genere, ed è il seguente:

'U cardinale, 'i priévete cchiù fesse 'i ffa canuònece.

Però, né il dottissimo Antonio Luisi, né tutti gli altri sacerdoti che sapevano leggere il Vangelo, vollero capire che la collegiata non era stata istituita dal cardinale Zurlo per onorare i più illustri e colti sacerdoti come loro, magari ricchi, ma per soccorrere i più poveri, che per l'eruzione erano rimasti senza casa e privati del sacro patrimonio, con assegnare loro un sussidio detto «prebenda». Ecco perché don Vincenzo dal suo letto di dolore invocava la carità fraterna verso i più sfortunati.
Ed egli usò la massima discrezione, non palesando mai le ragioni per non umiliare ulteriormente i componenti della collegiata. Era talmente elevata la sua nobiltà d'animo che, pur essendo umile e povero egli stesso, non volle mai far trasparire l'indigenza altrui, coprendole sempre con tangibili e segreti aiuti.

LA NOMINA DI DON VINCENZO ROMANO A PREPOSITO CURATO