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Tratto da
Uomini e Fatti di
Torre del Greco
pagg. 203/249
 
 
 
VINCENZO ROMANO

IL CURATO D'ARS

 

San Giova. Battista Vianney, nacque nel 1786 a Dardilly, un piccolo villaggio francese, da poveri genitori. Fino all'età di 18 anni pasceva le pecore, inviato alla parrocchia d'Ars nella diocesi di Lione. Qui compì veri miracoli di conversioni col suo santo zelo e con l'esempio di una vita tutta semplicità e virtù, tutt'amore per i suoi parrocchiani; fu il sollievo dei poveri, povero egli stesso, contava soltanto sulla divina provvidenza ( notare le parole incise sull'architrave della porta centrale della chiesa di S.Croce, volute dal nostro Beato: ADMIRABILI DEI PROVIDENTIA )
Il parroco di Ars, morì il 4 agosto 1859. Fu beneficato da papa Pio X, l'8 gennaio del 1905 e canonizzato da papa Pio IX, il 31 maggio 1925. La sua festa ricorre il 4 agosto. Egli è il celeste patrono di tutti i parroci, e chissà se non saranno anche le sue preghiere presso il Trono dell'Altissimo, che unite a quelle dei torresi tutti, ci faranno vedere in un futuro, speriamo, prossimo, la canonizzazione del nostro Vincenzo:
Per il parroco di Ars, trascorsero venti anni dalla sua beatificazione. Quasi ci siamo, ma chi potrebbe mai dirlo? Queste cose sono soltanto nella mente di Dio.

Ogni tanto si sente dire da alcuni (sono sempre gli stessi gaglioffi in fregola di farsi avanti): - Dobbiamo sistemare la piazza - Eppure l'avevano già sistemata una volta, quando malgrado le nostre proteste, crearono proprio in quella piazza, quell'orribile fossato e quell'artistica fontana. Oggi parlano di un monumento da erigere al Beato Vincenzo Romano…
Il monumento al Beato già esiste ed è perfino grandioso, o meglio lo era, nessuna statua, fosse pure di Manzù e fusa d'oro, potrebbe mai eguagliarlo. E' la chiesa di S. Croce . Quella è il suo monumento, da Lui stesso elevato alla gloria di Dio. Per la statua, seppure si dovesse fare, e chissà se Egli dal Cielo la gradirebbe, ci sarà sempre tempo.
Volgiamo semmai la nostra attenzione alla SUA chiesa. Vediamo piuttosto lo stato pietoso in cui l'hanno ridotta.
L'hanno spogliata di tutti i suoi miglioro arredi. Hanno frantumato una preziosa balaustra di pregiatissimi marmi, gli stessi dell'altare maggiore. Hanno fatto scempio della crociera, con la costruzione di una pedana da sala da ballo e vi hanno costruito al centro un altare bianco come la ricotta, e con le colonnine che si vedevano nei chioschi degli acquafrescai e nei panconi per la vendita del baccalà. Hanno sostituito un organo polifonico meraviglioso con un altro, quando non c'era alcuna necessità. Abbiamo visto andare in fumo uno dei due stalli del coro. Non parliamo dei furti subiti, tra i quali quella delle quattordici stazioni della Via Crucis, difficilmente rimpiazzabili.
Le belle statue di Calì, dalle nicchie della facciata, mostrano i loro moncherini ai passanti. I modiglioni del cornicione del primo ordine della stessa facciata quasi non esistono più. Le tre porte (1) del tempio hanno molto da invidiare a quelle delle più sconquassate stalle dei più sperduti ed abbandonati cascinali. Ed è piovuto, piovuto, piovuto in tutta la chiesa, colorando gli archi e le volte di un deprimente bbro'allesse, con il relativo grave danneggiamento degli artistici stucchi.
Eppure la nostra chiesa di recente era stata aggregata alla Basilica Vaticana e non a caso, poiché l'antica distrutta dall'eruzione del 1794, i torresi l'avevano costruita di tasca propria, mentre a Roma sorgeva il più grande tempio della cristianità.
Leone X, il papa della scomunica a Lutero, in una bolla datata 10 luglio 1517, prima ancora che la prima chiesa di S. Croce venisse consacrata, accogliendo la volontà dei torresi a che la chiesa venisse da loro stessi amministrata e curata, ed in piena indipendenza dall'Autorità diocesana, stabilì:

che la chiesa medesima, né della Santa Sede, né dall'Ordinario del luogo, né dal Rettore, né da altri, potesse mai impetrarsi o istituirsi in perpetuo Beneficio Ecclesiastico, sotto l'espressa minaccia d'incorrere nello
SDEGNO DELL'ONNIPOTENTE IDDIO E DEI BEATI APOSTOLI PIETRO E PAOLO.
Si quis autem hoc attentare praesumpserit indignationem Onnipotentis Dei , ac Beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius se noverit incursurum.

Eppure, nessuno l'avrebbe mai creduto, dopo quasi due secoli si è osato sfidare lo sdegno dell'Onnipotente, volgendo quella chiesa, non al perpetuo beneficio ecclesiastico - perché i torresi, su questo non avrebbero mai ceduto se non vi fossero stati i Trattati Lateranensi del 1929 - ma a quello personale addirittura e ad esclusivo vantaggio di alcuni millantatori travestiti da scolacarafelle, i quali si vantano di rappresentare la fede, l'arte e la cultura a Torre del Greco.
Petenti insistenti e petulanti, in maniera subdola, sanno carpire la buona fede di chi non li conosce, e sono abili nello spillare il pubblico danaro dalle più svariate botti, sempre per fini personali, primo fra i quali, il più sfrenato e sfacciato esibizionismo, vano del resto, perché più fanno e più mostrano la loro inettitudine, pur riuscendo a nascondere la loro falsità.
Il terremoto del 23 novembre 1980, non è stato lo sdegno dell'Onnipotente, non perché la Natura sfugge al suo controllo, ma perché è stato proprio Lui, l'Autore, a crearla così…- direbbe Gaetano De Bottis.
Purtroppo la chiesa di S. Croce ha riportato consistenti danni che, uniti a quelli procurati dall'incuria e dal massacro architettonico, più dannoso dello stesso terremoto, ci lascia sbigottiti soltanto a pensare il tempo e il danaro occorrente per riportare il tempio al primitivo splendore.
Don Vincenzo costruì quella chiesa e, dal Cielo, dove si trova fin dal giorno in cui lasciò questa terra, dopo cinquant'anni, nel dicembre 1861, la salvò dal bradisismo quando crollarono tutti i fabbricati di Torre del Greco; l'ha salvata ancora una volta il 23 novembre del 1980.
Si può dire senza alcuna retorica che Egli, ancora oggi, regge sulle sue spalle tutte quelle pietre che, unitamente ai suoi filiani, trasportò dalla marina di Torre del Greco.
Con la volontà dei torresi tutti, con l'aiuto della Divina Provvidenza e con la protezione del parroco santo, quella chiesa DOVRA' tornare ad essere com'era prima che gli orribili scempi venissero perpetrati.

(1) Attualmente sono state riparate e presentano un aspetto più dignitoso.