Mi ero proposto, nel mentre procedevo nello
studio e nella cura della edizione del presente libro, di invitare
questa o quella persona a stenderne la prefazione. Scelta veramente
difficile perché a molti avrei potuto rivolgermi! alla fine,
anche per non incomodare alcuno, ho riflettuto che, essendone stato
spettatore della nascita e della crescita quasi quotidianamente,
avrei potuto io stesso dare al cortese lettore quelle indicazioni
che meglio chiarissero, ove ve ne fosse bisogno, le intime motivazioni
che avevano mosso l'anima e l'intelletto di chi quelle pagine aveva
scritto.
Nell'autunno del 1978, con un articolo dedicato alla figura e all'opera
di G. de Bottis,terminava la collaborazione che dal 1966 Raffaele
Raimondo aveva sempre con entusiasmo prestato al locale giornale «La Torre».
Il lungo lavoro svolto ebbe come frutto la pubblicazione nel 1973
della prima edizione degli «Itinerari Torresi e Cronistoria
del Vesuvio», seguita nel 1977 di una seconda. Questo libro
ha avuto presso i torresi e i non torresi lusinghiera affermazione
nel tempo. Ho ricordato questa prima opera non senza ragione. Essa,
infatti, nasceva da una attività prevalentemente giornalistica.
Da i vari articoli, emendati della parte contingente, venne fuori
il libro citato. Per questo presenta un carattere immediato, spontaneo,
agile sia nella trattazione degli argomenti che nella struttura.
Anche là dove la lettura dovrebbe risultare più pesante,
mi riferisco ai capitoli più propriamente «storici»,
essa è al contrario chiara, comprensibile e, perché
no, piacevole. Il nuovo libro nasce diversamente.
Abbandonare il giornale non significò per l'autore abbandonare
anche i «suoi» lettori. Per essi e per se stesso continuò
le ricerche a lo studio intorno alla «storia» della
sua amatissima città,
Non essendovi più l' urgenza di «preparare il prossimo
articolo» egli occupò tutto il suo tempo nello scrivere
proponendosi di dare a Torre del Greco un libro che in un certo
modo completasse il primo e avesse nello stesso tempo delle caratteristiche
diverse.
Non credo, tuttavia, usando una espressione di F. Balzano, a lui
tanto caro, che abbia voluto comparire davanti ai lettori con la «librea d'historico» né quando aveva scritto
gli «Itinerari» né in questa sua, purtroppo,
ultima fatica. In quattro anni egli, infatti, si impegnò
con entusiasmo, che sempre poneva in tutte le sue cose che gli riuscivano
gradite, a cimentarsi in uno studio che non conosceva sosta alcuna.
Lo ricordo così, in attività tra i suoi libri, le
sue carte, quando ci accendeva e andava considerando questo o quell'aspetto
di una storia o di un personaggio. Era come se F. Balzano, G. de
Botti, V.Romano fossero sempre accanto a lui nel suo modesto studiolo
in affettuoso colloquio.
Non passava giornata che io non mi informassi o lui stesso non mi
comunicasse qualcosa di nuovo circa questa o quella vicenda legata
alla storia della sua Torre del Greco. Una città che lui
ha profondamente amato, ancor più, forse,alla fine della
sua giornata, come un figlio può amare più consapevolmente
la propria mamma quando, considerando la passata bellezza, la vede
sfiorita ed invecchiata.
E la passata bellezza di Torre egli la ritrovava nella sua storia
remota o più recente, nelle persone che l'abitarono come
nelle pietre che la formarono. Ed in tutta coscienza,
senza indulgere in nostalgie e malinconie, dobbiamo ammettere che
la presente realtà della nostra, come del resto quella di
altre cittadine e della stessa Napoli, è ben triste.
Questo tuffo nel passato, perciò, significava per lui «riprendere» un discorso interrotto bruscamente da un pur «brusco progresso».
Lo scopo e l'ambizione del libro sta proprio in questo, nel voler
trasmettere ai lettori
oltre alle notizie, che qui sono sempre costamente documentate,
anche quelle emozioni atte a risvegliare in lui una coscienza civica
nuova che tragga la sua forza dalla consapevolezza di avere alle
spalle un passato ben ricco di storia e di onore.
Egli ha seguito un «metodo» storico modernamente inteso,
sia nel vaglio critico dei documenti presi in considerazione, sia
nella finalità della sua azione. Tra le indicazioni lasciatemi
ho trovato anche quella di inserire nella pagina di rispetto la
frase di R.Bonghi: «Non voglio che diciate com'è detto
bene; bensì: come è vero...».
Ecco la chiave di lettura che l'autore stesso ha pensato di dare.
Unica sua preoccupazione è stata la ricerca del vero per
dare ai suoi concittadini occasione, in certi casi, per la prima
volta, di conoscere uomini e fatti dell'antica Torre del Greco.
E qui mi fermo lasciando al lettore il giusto giudizio e salutando
alla maniera antica
vivete felici.
25 novembre 1985 FRANCESCO RAIMONDO
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