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I T I N E R A R I
T O R R E S I
e cronistoria del Vesuvio

III Edizione

PREFAZIONE
di
Francesco Raimondo

 
 
 
 
Prefazione
 

Ventuno anni dalla prima e diciassette dalla seconda separano questa edizione degli «Itinerari Torresi» di Raffaele Raimondo. Per entrambe le edizioni furono stampate meno di tremila copie. Troppo poche per un libro che, pur essendo «particolare» in quanto tratta di argomenti «locali», si rivolge ad una platea abbastanza vasta. Ed in effetti si è fatta richiesta da parte di concittadini, che avevano avuto la possibilità di leggerlo, perché da tempo introvabile nelle librerie, di una nuova edizione.
Spinto da queste richieste ho deciso di realizzare ancora una volta, come, del resto, per l'ultimo libro «Uomini e fatti dell'antica Torre», senza nessuna sovvenzione da parte di chicchessia e dare ai concittadini, che lo cercano, questo libro che, mi sembra, ha avuto il merito di risvegliare ricordi sopiti negli anziani e di porre davanti ai giovani il ritratto veritiero di una città attiva, viva ed onesta quel tanto che bastava. Voglio dire senza «mitizzazioni» come qualcuno con intento denigratorio e non certamente elogiativo ha commentato l'opera. Essa sarebbe pervasa da una ideologia «conservatrice» che guarda al passato con nostalgico compiacimento per condannare un presente «progressista» e volto al miglioramento delle classi sociali meno abbienti. Ma proprio questo libro nella tundra culturale torrese è servito a far ricordare, a dare in parte conoscenza vera circa la storia della nostra città e a stimolare in tanti la voglia di interessarsi alla stessa. Ma, non andando più oltre in questa riflessione, per non tediare e per non suscitare inutili polemiche, come quella circa la posizione dell'antica parrocchiale di S. Croce, «volta ad est» o a quella della base dello storico campanile se fosse «diritta» o a «piede di torre», rammenterò a costoro che il ricordo del passato, della storia, generale e personale che sia, è sempre, e guaio se non lo fosse, pervaso per naturale disposizione dell'anima in chi in esso si muove, da nostalgia e malinconia. I nostri avi non furono né migliori, né peggiori di noi, semplicemente vissero in circostanze e in tempi completamente diversi e con diversa mentalità. La loro «visione del mondo» era diversa perché diversa dalla nostra era la loro realtà.
Se comparazione si volesse fare piuttosto bisognerebbe riflettere che noi, loro discendenti, dovremmo interessarci sulla effettiva, adeguata, consequenziale azione collettiva in continuità culturale e morale con «quel passato». Ed è proprio in quest'ottica che si colloca l'opera di Raffaele Raimondo. Con cuore sensibile e con lucida mente egli, pur non tralasciando il proprio lavoro, ha «perso tempo» dietro ai ricordi, trascurando, si, gli «affari» e con le sue meditazioni ha cercato con grande generosità costruire un ponte tra il passato ed il presente ove tutti i torresi potessero agevolmente transitare senza i «permessi speciali» di una cultura paludata ed elitaria.
E su questo ponticello, debole o forte che sia, mi sembra che in questi venti anni in molti e di tutte le età hanno transitato con piacere e profitto eccetto quelli che per incapacità del loro spirito più che della mente hanno tralasciato di porvi piede.
Seguono qui le «prefazioni» alla prima (1973) e alla seconda edizione (1977) scritte entrambe dall'Avv. Salvatore Accardo, direttore del giornale «La Torre». Esse ben descrivono il libro e la sua interna motivazione.
Mi congedo dai gentili lettori con la certezza che con piacere essi leggeranno queste pagine che sono dedicate alla cara memoria di Anna Raimondo amatissima dal nostro caro e dolce papà.

Torre del Greco 2 maggio 1994
FRANCESCO RAIMONDO