Nel libro sono
raccolti e illustrati gli «Itinerati»
di Raffaele Raimondo pubblicati da «La Torre» il vecchio
periodico da me diretto -: I quartieri, le strade, i vicoli.
Le campane, i suoni, le voci. «Cantine» e vecchi caffè.
I pescatori di corallo.
I baroni e i loro tempi. La festa dei Quattro Altari. Usanze, fatti
e figure, nonché la Cronologia delle eruzioni vesuviane.
Nel rievocare i fatti e cose, l'autore fa rivivere una infinità
di personaggi popolari tanto radicati nel ricordo dei torresi, ma
che potranno interessare anche a i non torresi.
Sono riportati antiche usanze e vecchi detti, canti popolari e un
curioso elenco di soprannomi in voga fino a pochi anni fa che tanto
interesse suscitò alla sua apparizione.
L'autore ha fatto, ed è doveroso per me dargliene atto, delle
serissime ricerche storiche ed ha avuto la fortuna - come egli dice
per la sua innata modestia -di mettere le mani su una serie di documenti
di inequivoca importanza redatti proprio negli ultimi anni di dominio
dei baroni su Torre del Greco.
Egli nel libro ci parla altresì del Vesuvio, non da cattedratico
o da vulcanologo ma da attento annotatore di date e curiosità.
Dell'autore ricordo la prima collaborazione a « La Torre
» ; fu per l'ultimo numero del 1966 poco prima di Natale.
Venne con una cartellina verde-scuro dalla quale non si staccò
mai anche quando, con perfetta mimica e con il suo dire salace,
centrò i suoi strali su uomini e fatti, facendo sbellicare
dalle risate tutti noi della redazione. Egli, da quel formidabile
dicitore che è, creò un clima di irrefrenabile gaiezza,
mentre poco prima eravamo ammutoliti perché, impegnati su
argomenti locali di politica diciamo seriosa, avevamo poco materiale
vivo per il giornale.
Mentre egli era per andarsene, facendo quasi violenza a se stesso,
si sedette di colpo e volle leggerci - non disse sono venuto qui
perché mi pubblichiate - il racconto «la quaterna» e poi tanti elzeviri e notazioni di costume, traendo i fogli a mucchi
da quella cartellina verde-scuro.
Così egli entrò come una folata vivificante nel giornale
e sorprese non tutti per la ricchezza e l'acutezza delle sue notazioni
e soprattutto per l'entusiasmo quasi vulcanico con cui si accinse
a fare e a scrivere per lo conoscenza più profonda di Torre
del Greco.
E di qui proprio sono sgorgati gli «Itinerari Torresi» .
Questo libro è la più verace ed amorevole testimonianza
di un figlio per la sua città.
Raffaele Raimondo ha voluto trascinare tutti noi torresi - ed anche
quelli di fuori - a vedere con occhi attenti ed amorevoli la nostra
Torre del Greco, casa per casa, via per via, vicolo per vicolo,
per farla conoscere meglio nel suo splendore passato e nella crisi
attuale e quindi spingerci a palpitare per essa e ad amarla di più.
In una dimensione a volte casalinga a volte universale egli ci porge
tutta una città ora su un piccolo, ora su un smisurato palcoscenico,
e davanti ai nostri occhi c'è la rappresentazione più
colorita, più pulsante di una umanità, quasi sempre
la più umile e perciò la più schietta, e Raimondo
tira i fili e rianima dal di dentro tutto un popolo. Così
Torre viene goduta scena per scena con un fondale, il più
bello, tra il cono e le falde del Vesuvio e il cilestrino delle
isole del Golfo.
dicembre
1973, SALVATORE ACCARDO
|