di RAFFAELE RAIMONDO e DOMENICO
BORRIELLO
Scrivere una, sia pur piccola, storia di Torre del
Greco non sarebbe compito di un alunno della V^ elementare come
me. Perciò mi sono rivolto al nonno il quale mi ha aiuto
nelle ricerche.
Dopo di aver consultato tanti libri di autori torresi e non torresi,
sono riuscito a mettere insieme le principali fasi storiche della
mia città.
Sorse sulle rovine di due villaggi denominati Sola e Calastro.
Il primo si trovava dove oggi c'è il cimitero, mentre l'altro
era situato dove oggi sono il mulino e la spiaggia detta La Scala.
Proprio a Calastro approdò San Pietro diretto a Roma e proprio
qui fondò la prima chiesa, la prima in tutto il mondo.
Entrambi i villaggi furono distrutti nella grande eruzione del Vesuvio
che avvenne 79 anni dopo la venuta al mondo di Gesù Cristo
nostro Signore, quando cioè furono sepolte le città
di Ercolano e di Pompei.
Per circa dieci secoli non si hanno notizie riguardanti la zona
su cui sorge Torre del Greco.
Intorno all'anno 1000, cioè 976 anni fa era sorto il primo
nucleo abitato, poiché in un documento risalente al 1018,
si legge per la prima volta il nome antico della città che
era Turris Ottava. Si chiamava così perché era distante
da Napoli otto miglia romane. Poi, dato che nelle zona si produceva
del vino ricavato da una certa uva greca, la Torre Ottava venne
chiamata Torre del Greco, cioè Torre del (vino) Greco.
Era un casale di Napoli, non pagava tributi o tasse ed era abitata
da gente civilissima come scrivono gli storici.
Per circa 500 anni il Vesuvio dormì profondamente. Si risvegliò,
con una grandissima eruzione, il 16 dicembre 1631. L'eruzione durò
un mese e mezzo e le lave di fuoco e quella di cenere e fango arrivarono
e si spinsero nel mare. Lo ricorda l'epitaffio di Via Nazionale.
Durante il viceregno spagnolo, Torre del Greco cadde sotto la tirannia
feudale, perciò i torresi sempre amici della libertà
e dell'indipendenza, nel giugno del 1699, con grandi sacrifici,
si riscattarono dal dominio dei baroni e a ricordo del Riscatto
Baronale, ancora oggi, dopo quasi tre secoli, ricordano lo storico
avvenimento con la Festa dei Quattro Altari.
Il 15 giugno 1794, un'altra eruzione del Vesuvio distrusse totalmente
Torre del Greco.
Allora fu distrutta l'antica chiesa di Santa Croce edificata agli
inizi del '500. Il campanile, benché circondato dalla lava
di fuoco, resistette e lo vediamo oggi emergere dalla roccia. Una
bella lapide, murata dopo un secolo dall'eruzione, ricorda ai torresi
le virtù degli avi ed il proposito di rendere il nostro paese
sempre più prospero e bello.
La nuova chiesa, voluta dal beato Vincenzo Romano e subita costruita,
fu di sprone alla ricostruzione dell'intera città che sorse
più bella di prima.
L'8 dicembre 1861, ancora un'eruzione accompagnata da continui terremoti
fece di nuovo diroccare gran parte della città, ricostruita
con tanti sacrifici e tanto amore dopo l'eruzione del 1794. Le lave
di fuoco si fermarono fuori dell'abitato, ma la città era
un immane disastro. In quella dolorosa circostanza, come avviene
oggi per i terremotati del Friuli, arrivarono a Torre del Greco
offerte in denaro da ogni parte d'Italia che da un anno appena era
diventata unita e assurta a dignità di Nazione.
La lapide che ricorda la solidarietà di tutti gli italiani
per i fratelli torresi colpiti dalla sventura si trova davanti al
palazzo del Municipio.
La processione dell'Immacolata che ogni anno percorre le strade
della città è il voto fatto dai torresi alla Madonna
nel 1861.
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