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) Questo prete di provincia con le sue originali attività
pastorali ha certamente precorso in gran parte il Concilio ecumenico
del XX secolo, per la sua carità sacerdotale e sociale ha
realizzato forme di apostolato specializzato, proprio della nostra
epoca, per l'uso della stampa e delle comunicazioni epistolari a
scopo di apostolato ha dimostrato di possedere tanto spirito moderno
e creatività apostolica.
Non vogliamo parlare qui delle sue grandi opere di carità
sociale, né dell'instabile assistenza durante la rovinosa
eruzione vulcanica del 1794, né della coraggiosa ricostruzione
civica cui si dedicò con ardore dopo l'eruzione, né
del suo impegno sociale per i corallari nella stipulazione di giusti
contratti di lavoro.
Vogliamo invece ricordare la sua ordinaria giornata sacerdotale,
mentre si accingeva a celebrare
il Sinodo diocesano nella fase parrocchiale: il preposito Romano
non trascura nulla e nessuno, a tutti si dedica con abnegazione
e generosità.
Cura e impegno pone nell'amministrazione dei Sacramenti, specie
della Confessione, e nell'insegnamento ai chierici, mentre ai ragazzi
e al popolo impartisce sistematiche lezioni di catechismo.
Profondamente convinto della necessità della predicazione
popolare, troverà ogni buona occasione per annunziare al
popolo la divina Parola.
Darà poi alle stampe, dopo insistenti e autorevoli pressioni,
il libretto della "Messa pratica", offrendo ai fedeli
riflessioni e preghiere utili per ben partecipare alla S. Messa
nei giorni festivi. In ciò ha previsto esattamente il Vaticano
II, che in occasione della riforma liturgica raccomanda:
"I parroci abbiano cura che la S. Messa diventi il centro e
il culmine di tutta la vita della comunità cristiana".
(decreto dei Vescovi, 657)
Scriverà inseguito anche una raccolta di meditazioni sui
15 misteri del Rosario, leggendo la quale l'Arcivescovo di Napoli
si dice esclamasse: "Come sarebbe piaciuta a Mons. De Liguori"!
(cioè al futuro S. Alfonso de' Liguori).
Dalle prime ore del mattino è sempre a disposizione di tutti,
specie dei poveri, in mezzo ai quali lo si vede spesso con un grande
crocifisso tra le mani offrire tutto ciò che possiede, tanto
da far esclamare a parecchi: "Il preposito pare S. Vincenzo
de Paoli".
Istituisce per tutti i sacerdoti di Torre il ritiro mensile, predicato
sempre da lui su unanime richiesta degli stessi sacerdoti, i quali
gli riconoscevano un'autorità che trae origine dalla sua
santità.
Nelle ore libere da impegni parrocchiali lo si può trovare
invariabilmente in preghiera dinanzi all'altare del SS. Sacramento.
Pur di tenere impegnati i suoi fedeli e vedere affollate di uomini
in più occasioni le varie Congreghe torresi, prima fra tutte
quella dell'Assunta, propone sempre nuove pratiche religiose; istituisce
uno speciale culto al S. Cuore di Gesù nella chiesa di S.
Maria di Costantinopoli, la Compagnia del SS. Rosario per i devoti
di Maria Vergine e l'associazione degli Adoratori perpetui al SS:
Sacramento, di cui si conserva un elenco con 331 iscritti.
Sentirà una particolare ansia apostolica per i marittimi,
e sono quasi la totalità degli uomini di Torre, che ogni
anno imbarcano sulle circa 300 barche coralline perla pesca del
corallo nel Mediterraneo, rimanendo a lungo lontani dal paese nativo.
Il preposito sarà sempre il primo ad accompagnare fino al
porto le ciurme di uomini in partenza per benedire le loro barche,
e ad accorrere sul porto al loro ritorno, per soffrire con chi spesso
rientra ammalato o con scarsi guadagni. Inserito concretamente nella
vita di questa categoria di lavoratori, sente tutti i loro pressanti
problemi nel loro risvolto morale e pastorale.
Inventa così un nuovo e coraggioso tipo di assistenza religiosa:
far imbarcare, quando è possibile, un sacerdote insieme ai
marinai per vivere con essi sul mare e sul posto di lavoro, mentre
si riserva di scrivere loro lettere di direzione spirituale, come
lo dimostra quella del 5 giugno 1791 conservata tra i suoi manoscritti.
Don Gerardo Palomba, contagiato dal suo zelo, sarà il primo
cappellano di bordo che la storia di Torre del Greco, e forse della
Chiesa, ricordi, del cui apostolato spesso al ritorno il santo Curato
chiederà dettagliata relazione.
Insomma il nostro Beato non è un prete che si rassegna solo
a curare le opere e le istituzioni affidategli o che si rifugia
in una vaga spiritualità tagliata fuori dalla realtà
sociale.
Egli è il sacerdote scelto da Dio fra gli uomini, che resta
tale nonostante incomprensioni e mortificazioni. E' il mediatore
che vive una tensione apostolica spesso violenta e dolorosa, ma
sempre insonne e diurna. E' il pastore che non chiede consensi umani,
ma che sa soltanto generosamente donare.
Come uomo dell'altare costruisce la chiesa torrese, poggiandola
su una soda formazione sacramentarla; come uomo della Parola annunzia
la salvezza battendo profeticamente le medesime strade dell'uomo
del suo tempo.
Non è di attualità questa sua vita esemplare ed operosa,
che tante cose sa insegnare anche ai nostri tempi?
Forse potremo essere oggi, sacerdoti e laici, più disponibili
allo Spirito Santo e più uniti al Vescovo che ci convoca
in Sinodo se accetteremo di farci guidare un pò dalla luminosa
figura di questo umile prete torrese.
Di don Franco Sannino
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