Il 12 settembre 1879, era di lunedì, nel palazzo arcivescovile di
Torre del Greco, allora sede di un ginnasio convitto, alla presenza
del cardinale Sisto Riario Sforza, ebbe luogo la premiazione degli
alunni più meritevoli di quell’Istituto che lo stesso cardinale
aveva fondato tre ani prima.
Per l’occasione il padre barnabita Francesco Tranquillo Moltedo,
rettore del ginnasio, tenne una dottissima conversazione sulle origini
di Torre del Greco, nonché sul significato di «Turris Octava»
nome latino della nostra città ancora prima che assumesse quello,
«volgarmente detto» di Torre del Greco.
Egli dimostrò, con dati di fatto precisi ed esaurienti, come è perché
la denominazione di «Turris Octava» derivò ESCLUSIVAMENTE
dalla DISTANZA che intercorreva da Napoli alla nostra antica città:
OTTO miglia romane.
Al tempo in cui parlava il Moltedo, sulla detta denominazione si
erano già spremute innumerevoli meningi e si erano formulate tre
diverse ipotesi, però tutte e tre basate sul numero OTTO.
La prima era quella riguardante la distanza: OTTO miglia da Napoli.
La seconda era quella che riguardava il numero delle torri: OTTO
da Napoli.
La terza si basava sul numero delle distruzioni subite ad opera
del Vesuvio: OTTO volte.
Delle tre, soltanto la prima si basa su dati tangibili ed è perciò
l’unica valida.Le OTTO miglia romane antiche intercorrevano dalla
Porta Nolana di Napoli ad un punto dell’antica città di Torre del
Greco intorno al quale si sviluppò il vecchio centro urbano. Tale
punto è da ubicare a valle della vecchia Via «Borgo»,
oggi Corso Umberto I, dove, come afferma il Moltedo, fino alla metà
del secolo scorso, nel Vico Pizza, esistevano ancora dei ruderi
di una vetusta torre. E anche se i ruderi non c’erano, come opina
il Di Donna, ciò non toglie che quel punto era il centro di quel
villaggio o Villa denominata «Turris Ottava», ubicata
«tra Sola e Calastro».
Veniamo ora alle misure.
Il miglio romano antico a cui si riferisce il Moltedo, corrisponde
a metri 1.488 (secondo altri 1.481) mentre il miglio napoletano,
e incominciando a misurare dal…ponte della Maddalena, erano convinti
che la distanza fosse di SEI miglia e non di otto e che, perciò,
la denominazione di «Turris Octava» non provenisse dalla
distanza.
Il Moltedo invece lo stabilì in maniera esatta. Dunque OTTO miglia…ma
da dove…
Quando fu determinata la distanza, porta Nolana non era al punto
in cui si trova oggi; fu ricostruita dove la vediamo, nel 1484,
per l’ampliamento della zona di Napoli, da Ferrante I d’Aragona.
La porta, detta anche «Porta Forcella», fin dall’epoca
romana era ubicata sul termine orientale del decumano inferiore,
vale a dire nel punto preciso dove la strada si biforca e perciò
detta forcella.
Nei pressi di detta porta, un tempo vegetava un grosso olmo che
i napoletani chiamavano pioppo. L’albero visse per secoli, tanto
che, ancora oggi, per indicare qualsiasi cosa molto vecchia i usa
dire : se ricorda ‘o chiappo a Forcella.
Stabiliti i due punti, la distanza di OTTO miglia corrisponde
«quasi a capello» a dire del Moltedo.
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Nel 1588, quando il Vesuvio taceva da secoli (dal 1139) e delle
eruzioni si era perduto perfino il ricordo, Giovan Battista Del
Tufo, nel suo «Ritratto o Modello della Mobilissima Città
di Napoli», per decantare le virtù terapeutiche dell’aria
pura (tiempe belle ‘e na vota) della nostra città, così scriveva:
«Poi se all’infermo il medico consiglia / a mutar aria
o sito, / sendo di febre uscito, / lontan sol OTTO MIGLIA / v’è
un’aria tal che sana ogni dolore / rallegrando il malsano anima
e cuore, / d’un'altra terra, in mezzo a un dilettevole / vago sito
e piacevole, / qual tien virtù di porger vista a un cieco, / detto
da noi LA TORRE DELLO GRIECO».
Esattamente un secolo dopo, lo storico torrese Francesco balzano,
anch’egli poeta come il Del Tufo, nella sua opera «L’Antica
Ercolano» non sfiora neanche la denominazione della «Turris
Octava», convinto com’era che Torre del Greco sorgesse sull’antica
Ercolano.
Appena quattro anni dopo, nel 1692, il canonico Carlo Celano («Notizie
del Bello, dell’Antico e del Curioso della Citta di Napoli»)
in modo preciso e inequivocabile, così scrive:«Arrivasi
alla Torre, attinenza di Napoli, che volgarmente chiamasi Torre
del Greco, per lo poderoso vin GRECO che in essa si fa; ma il suo
vero nome è Torre Octava. Ha questo nome, perché il fine d’ogni
miglia segnato veniva con una Torre, ei Romani lo segnavano con
una pietra, dicendosi: PRIMO, SECUNDO, ETC. AB URBE LAPIDE, che
significar voleva un miglio, così questo luogo essendo otto miglia
distante da Napoli, chiamatasi Torre Ottava».
Dopo circa un secolo e mezzo, nel 1836, il torrese sac. Michele
Gentile invece basandosi sul numero delle torri e non sulla distanza,
scrive:
«…senza che se ne sappia l’epoca, vi fu edificata una torre
al lido di quel mare, forse ai tempi SVEVI, come ben riflette il
Chiarito sull’autorità di ottimi scrittori, e per essere l’ottava
in seguito da Napoli al luogo stesso, fu appellata TURRIS OCTAVA».
Nel 1845, il napoletano Erasmo Pistoleri scrive ebene:
« E' detta dai latini Turris Octava,
per essere sorta dove era l'ottava torre di Napoli, che indicava
l'ottavo miglio».
Nello stesso anno, Francesco Alvino («Viaggio da Napoli a
Castellammare»), sia pure con una certa indecisione, proponendo
per il numero delle torri, perciò scrive:
«…e poiché, forse, partendo da Napoli questa torre era
ottava di numero, facilmente per questo fu detta OCTAVA».
Nel 1890, nella loro «Storia di Torre del Greco»
Giuseppe e Francesco Castaldi, scartando le altre ipotesi e sottilizando
un po’ troppo, accolgono con riserva la tesi del Moltedo e scrivono:
«L’opinione del Moltedo potrebbe essere accettabile, solo
considerando la parola OTTAVA, ma non è punto soddisfacente, essendo
premessa ad ottava la parola TORRE; poiché se il Moltedo porta con
molta logica per argomento le usanze romane, il paese di cui imprese
a cercare le origini, avrebbe dovuto chiamarsi semplicemente OTTAVO
o magari OTTAVA».
Un altro a propendere per il numero delle torri e non sulla
distanza è il sac. Camillo Balzano (Dal riposo delle catacombe ecc.).
Infatti nel 1907, così scrive:
«L'opinione più accettata
è che la Torre fosse appellata OTTAVA dall' aver Federico
II fatto erigere in questo luogo una torre di difesa contro le invasioni
dei Saraceni, che infestavano il Mediterraneo, la quale, per essere
appunto l'ottava tra quelle, che sul litorale si numeravano da Napoli,
ritenne quel nome».
Forse Federico II in tutta questa faccenda non c’entra per niente.
Fino al 1907 dunque, le opinioni degli storici si basavano esclusivamente
sul numero otto e cioè OTTO miglia da Napoli, OTTO torri da Napoli.
Per le OTTO distruzioni ad opera del Vesuvio, dato che è una favola,
nessuno ne ha mai tenuto conto.
Nel 1925 viene fuori un’altra ipotesi.
Il sac. Vincenzo Di Donna pubblica un «Vocabolarietto delle
denominazioni locali», nel quale, oltre a massacrare con feroce
ironia tutti i precedenti scrittori e in particolar modo i fratelli
Castaldi, ci fa sapere che non Turris OCTAVA era il nome antico
della nostra città, ma Turris OCTAVIA. E tutto ciò per aver identificata,
in alcuni ruderi scoperti presso la torre di Bassano, nientemeno
che un presunta «Villa Giulia Imporatoria» appartenente
alla famiglia di Ottaviano Augusto; e per avvalorare la «nuova»
ipotesi tenta di demolire la chiarissima ed esauriente esposizione
del Moltedo, riuscendo perfino a mentire. Infatti scrive:
«In effetti qual è la misura precisa che corre da Napoli
a Torre?... Se prima non resta stabilito di dove bisogna principiare
ed a qual punto finire, ogni misura sarà buona e la si può
rifiutare ugualmente. Incominciava Napoli al di là o al di
qua del Sebeto? La Nostra Torre dove rimaneva? Questo non è
ancora chiarito e va da sè che il seguito si sostiene in
aria!». E tutto questo dopo che il Moltedo aveva, 55 anni
prima, indicato sia il punto di partenza (Porta Nolana); sia il
punto d'arrivo (Vico Pizza) e sia la misura da usare: il miglio
romano (1.488 metri).
Alla scoperta del Di Donna si accoda immediatamente il sac. Giuseppe
Liguori
(«Attraverso la storia e la tradizione» Torre del Greco,
1925) che scrive:
«Torre del Grco è detta TURRIS OCTAVIA, dall’esistenza
in questi lidi di una villa IULIA IMPERATORIA al tempo di Cesare
Augusto Ottaviano dal quale prese il nome Ottajano.
Erroneamente Torre del Greco è chiamata TURRIS OCTAVA dall'ottava
torre da Napoli; perchè queste otto torri, supposte edificate
da Federico II, da Napoli a Torre del Greco, giammai esistterono.
Ugualmente è erroneo chiamare Torre del Greco TURRIS OCTAVA
dall' essere stata distrutta otto volte; perchè Torre del
Greco è dtata in parte o in tutto, distrutta più di
otto volte dall'eruzioni vesuviane».
Come si vede, il Liguori, dell’unica versione possibile non ne tiene
conto, però riesce a stabilire, chissà come, che quando appiopparono
il nostro alla nostra antica città ( senza dire quando) non avrebbero
potuto darle il nome di «Ottava» perché era stata distrutta
dal Vesuvio più di otto volte.
Con la «riapparizione dell’impero sui colli fatali di Roma»
anche Camillo Balzano si aggiorna e dimenticando ciò che aveva affermato,
esattamente trent’anni prima, cambia parere e, nel 1937, scrive:
«I giudizi contrari e contraddittori su l’origine di OTTAVA,
ed il non constare di un’autentica interpretazione, condusse la
nostra investigazione alle più antiche origini; e così ci parve
giusto di riconoscere, attraverso i ricordi di villa Giulia e i
ruderi di epoca imperiale su questo suolo, nel nome OTTAVA qualche
cosa che fosse stata derivazione di OTTAVIA; nome così proprio alla
famiglia di Augusto».
(«Torre del Greco nei ricordi classici»).
Erano i tempi in cui si celebrava il bimillenario di Augusto. Il
comune di Ottajano diventò Ottaviano, il «nuovo» comune
di «Valle di Pompei» sorto da quattro lembi di territorio
staccati dai comuni di Scafati, Torre Annunziata, Gragnano e Boscoreale,
diventò di colpo l’«antica» Pompei, con buona pace della
Pompei autentica, mentre Boscoreale si denominò Boscolittorio (
recentemente un D.P.R. ha mutato, «ipso facto» Resina
in Ercolano, quando è risaputo che Resina c’era anche ai tempi di
Ercolano e che erano due nuclei abitati ben distinti).
Dunque, riassumendo, il nome antico della nostra città, in nome
della grandezza imperiale e fasc (scusate) venne tramutata da Turris
OTTAVA in Turris …OTTAVIA e da allora, anche dopo la scomparsa
dell’impero dei colli…«fatali» di Roma, non c’è stato
uno che non si sia accodato al coro: OTTAVIA !!!...
A questo punto avremmo esaurite le ipotesi dei vari scrittori se
non ce ne fosse ancora un’altra, che citiamo a solo titolo di curiosità
e con la quale chiudiamo la serie delle citazioni, dulcis in fundo,
con un po’ d’ilarità.
E’ quella rimuginata per la mente di qualcuno (non ricordo chi)
il quale dopo di aver riflettuto a lungo sul fatto che la festa
dei Quattro Altari è detta anche dell’OTTAVA, affaccia l’ipotesi
che la parola OTTAVA sia potuto derivare dall’OTTAVA…rio di qualche
festa…
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E’ bene soffermarci ancora sulla inoppugnabile tesi
del Moltedo, che, ripetiamo, è l’unica valida richiamando la cortese
attenzione del lettore su di una zona della Sardegna.
La zona a cui ci riferiamo è quella «Logudoro» tra Porto
Torres e Sassari, sul primo tratto dell’antica strada romana che
da «Turris Libysonis» (l’odierna Porto Torres) attraverso
«Tatthari» (Sassari), arriva fino a «Caralis»
(Cagliari).
Nella detta zona, di rilevante interesse storico e archeologica
sia per l’epoca cartaginese che per quella romana, a metà strada
tra Porto Torres e Sassari, esistono i resti di una «mansio»
(stazione, sosta, tappa, fermata, albergo) denominata OTTAVA, dall’antico
nome di OCTAVA che, nella vecchia strada, dista da Porto Torres,
circa Km. 11, 800 vale a dire OTTO miglia romane: la stessa distanza
da Napoli alla nostra città, e, guarda un po’…anche il paesello
sardo si chiamava «OCTAVA» e oggi si chiama «OTTAVA».
Sono innumerevoli i nomi di piccole località, paesi, o villaggi,
disseminati lungo le strade consolari, denominati con numeri ordinali.
Ne riportiamo soltanto alcuni.
Quarto (flegreo) da Pozzuoli, per la Via Campana, Km. 6,5; Quarto
(dei Mille) da Genova Km. 7 circa, seguita da Quinto (al mare);
Quinto di Valpantena, da Verona Km. 8; Quinto Romano, da Milano
Km. 8: Quinto di Treviso, da Treviso Km. 7; Quintosole, da Milano
Km.7,5. Sesto Campano, da Venafro Km. 9; Sesto Fiorentino, da Firenze
Km. 9; preceduta dalla località «Quinto» e seguita da
un’altra denominata «Settimello» a distanze equivalenti
ambedue al miglio romano; Sesto S. Giovanni , da Milano Km. 9 (notare
come in questi ultimi tre casi, oltre ad essere uguali, le distanze
corrispondono esattamente alle SEI miglia romane: Km. 8, 928).
Ma i fratelli Castaldi vogliono la torre se no non si convincono…
E c’era anche la TORRE, anzi un bel pilastro a forma di TORRE che
tutti allora chiamavano TORRE e su questa TORRE, che non era proprio
una TORRE, c’era murata una pietra sulla quale c’era inciso la scritta:
OCTAVA AB URBE LAPIDE, proprio come dice quel simpaticone del canonico
Celano.
E dato che la «torre» oltre a segnare l’ottavo miglio
era anche l’ottava da Napoli la chiamarono «TURRIS OCTAVA»
cioè Torre Ottava.
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