La fotografia di turno che pubblichiamo ci conduce
verso la fine dell'800, nel periodo detto della «belle époque».
Ma da quando accadde a Milano non è poi tanto bella come
si dice.
Nel capoluogo lombardo è stata proclamata la legge marziale.
Il generale Bava Beccaris, colà inviato dal regio governo,
sulla folla che protesta contro il caro pane, fa aprire il fuoco
addirittura coi cannoni.
Gli scontri durano cinque giorni e, a differenza delle altre «cinque
giornate», quelle del '48, stavolta i nemici del popolo non
sono gli austriaci. E a cose fatte, tra la popolazione si contano
80 morti e alcune centinaia di feriti. Il re «buono»
conferisce al generale....cannoneggiatore la Gran Croce dell'Ordine
militare di Savoia. Sono arrestati e condannati i socialisti Filippo
Turati, Andrea Costa, Leonida Bissolati, Anna Kulisciov e altri.
A Napoli non succede niente anzi, come al solito, si canta...
Il settimanale letterario «La tavola Rotonda» dell'editore
Bideri, indice un concorso per la più bella canzone di Piedigrotta
e vince il primo premio «Napule bella» di Pasquale
Cinquegrana e Giuseppe De Gregorio:
Napule è cumm' 'a femmena
Te fa venì 'o gulio.
Apprimma: core mio
E doppo: frustallà!...
mentre il secondo premio viene assegnato alla canzone di Giovanni
Capurro e Eduardo Di capua.... «'O sole mio».
Il più importante giornale della città partenopea,
«il Mattino» (abbonamento annuo L.12), entra nel sesto
anno di vita, proprio mentre il fondatore proprietario e direttore,
Edoardo Scarfoglio («Tartarin»), è in un mare
di guai.
La bellissima ballerina ungherese Bessart, una delle tante amanti
di don Eduardo, va ad ammazzarsi con un colpo di rivoltella proprio
davanti all'uscio di casa di donna Matilde Serrao moglie dello Scarfoglio...e
donna Matilde si separa legalmente dal marito.
Per un suo articolo sui fatti di Milano, lo Scarfoglio è
accusato di disfattismo. Il giornale è sequestrato e viene
sospesa la sua pubblicazione, mentre «Tartarin», condannato
a otto mesi di reclusione, riesce a riparare nella vicina Svizzera.
Nel mese di luglio «il Mattino» riprende la pubblicazione
e Scarfoglio nell'ottobre è a Parigi da dove scrive ad un
amico raccomandandogli di far sollecitare il più possibile
i lavori a bordo del «Tartarin», lo «yacht»
di sua proprietà, comandato dal capitano torrese Antonio
Altieri....Ed eccolo il «Tartarin», in primo piano
a destra affidate alle nostre rinomate maestranze.
(segue foto panoramica col porto di Torre)
Il cono del Vesuvio, dalla sua nascita - 79 d.C.
-, per la prima volta ha raggiunto l'altezza di 1335 metri. Eccolo
là!
L'assenza completa della voragine craterica lo rende più
minaccioso ma, tanto, più bello. Lo dice il poeta torrese
Osvaldo Maglione quando descrive il «quadro» della
sua città:
Fuma il Vesevo bello e minaccioso
L'onda carezza dolcemente il lido,
E il popol tuo vivacchia inoperoso...
Nascondi, o Torre ottava, belle doti
Di bellezza nel cielo e nel tuo mare,
I tuoi villini sono tanto noti
E note ancora son le corallare,
I Camadoli, il porto, la fontana,
I tappeti di fiori e il grande altare.
Un altro poeta, Giovanni mazza, va in cerca della Musa e, tra le
volute di fumo del suo inseparabile e pestilenziale sigaro, la trova
sulle rocce basaltiche di sott'addu Gavino, nell'osservare un uomo
intento a pescare....
E tutti e due siam taciti: egli, accorto
de la lenza a 'l più lieve movimento,
io, ne la chiusa d'un sonetto assorto.
Quand'ecco sussultar la canna in cima,
guizzando a l'aere un pesciolin d'argento:
ed io compio il pensier, trovo la rima.
Ed ecco la ridente Torre del Greco.
Alla nostra sinistra scorgiamo per prima il palazzo Vallelonga,
poi, a centro nella foto, l'Hotel «Villa Ascione» a
Capotorre (appartamenti decentemente mobiliati ed ottimamente areati
- acqua del Serino - cessi inodori inglesi «Jenningh»...uuuh,
scusate!...
Di seguito la grigia mole del vecchio convento di S. Maria delle
Grazie e, appresso, il più grosso ed anche il più
bel palazzo di Torre: 'u palazzo 'i Papote. Ed ecco, subito dopo
la «Villa Castelluccio» con il suo rotondo terrapieno
a picco sulla discesa «d''u avaracane». Più
in alto la cupola a calotta della chiesa di S. Croce e sull'estrema
destra il loggiato coperto del palazzo del Municipio.
Ritornando con lo sguardo verso sinistra, al disotto della fascia
scura di lussureggianti giardini, vediamo il palazzo dove don Raffaele
Palomba detto «'A bboffa», vende le gallette. Nelle
vicinanze c'è la fontana, ma da qui non la vediamo, e più
giù, eccola, la spiaggetta della discesa del «fronte»
con il palazzo della tianara e, appresso, a centro della foto, in
quella specie di torretta bianca c'è il ristorante di «Mimì
a mmare». Ed infine il lungo ed alto fronte di roccia, di
chissà quale eruzione, sul quale corre la strada che conduce
alla spiaggia di Calastro...
Per concludere vi dirò che si stanno preparando grandiosi
festeggiamenti per il prossimo anno 1899: ricorrerà il secondo
centenario del fatidico «Riscatto Baronale».
R.
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