Caro Direttore,
La vogliamo definire una buona volta? Si?! E allora:
Hanno torto i Camaldolesi! Hanno torto i P. P. Redentoristi! Ha
torto Umberto Acampora! Ha torto l'avv. Michele Maglione! Maggiormente
quest'ultimo anche se, misero me, debbo dare torto ad un valente
avvocato che ha preso la «difesa» degli «indifesi»
P.P. Redentoristi.
La proprietà di una zona di riguardevole estensione, quale
è appunto la collina in questione, non dà diritto
di imporre il nome che si vuole o cambiarlo, secondo le successioni
e i passaggi di proprietà.
Notiamo attraverso i cronologici trasferimenti di proprietà
citati dall'avv. Magliulo che:
1) Intorno al 1400 i cristiani della zona, consacrarono, (e nessuno
in seguito avrebbe dovuto sconsacrare) la collinetta all'Arcangelo
Michele, e vi costruirono un tempietto. In seguito la collinetta
diventò monte e l'arcangelo diventò angelo. La collinetta
fu promossa e l'arcangelo fu degradato...quindi monte S. Angelo.
2) Nel 1602 dopo due secoli i Camaldolesi acquistarono la chiesetta
con tutta la tenuta annessa e battezzarono il tutto in: i Camaldoli
di Torre del Greco.
3) Ancora due secoli dopo, nel 1807 i P.P. Camaldolesi furono espulsi
dai Bonaparte e nessuno accennò minimamente a denominare
la zona Montenapoleone... come la via omonima di Milano. Nel 1826
tornarono i Camaldolesi, (è sempre l'avv. Maglione che parla),
e vi rimasero fino al 1866, quando furono definitivamente esiliati
(oh che bei tempi!) Anche allora nessuno si accinse a chiamare la
località: monte Giuseppe Garibaldi.
4) Nel 1875 il tutto fu comprato dall'on. Federico Capone e nemmeno
questi essendo onorevole, si permise di denominare la zona: Monte
S. Federico o Monte Gallo promovendo il Capone.
5) Nel 1906 il colle passò al barone russo (russo lettera
minuscola, attenzione proto!) Carlo Pontus de Knoring, il quale
maniaco com'era , neppure si sognò di denominare quella zona
Monte S. Nicola o S. Alessandro, in omaggio agli zar di tutte le
Russie.
6) Nel 1915 passò quindi all'ingegnere Antonio Amodio (ricordo
ancora la sua bella figura di signore e professionista?, e nemmeno
lui si permise di denominare la località Monte S. Antonio
o Amodio.
7) In ultimo nel 1943 neanche la baronessa Maria Ursula Von Stoher
ebbe la lontana idea di cambiare il nome del luogo. Nel 1954 invece,
appena la zona entra in possesso dei P.P. Redentoristi questi, secondo
l'avv. Michele Maglione, giustamente e legalmente imposero il nome:
COLLE S. ALFONSO.
Non è legale cambiare denominazioni antiche senza un decreto
del Presidente della Repubblica - Questo per la parte legale. Ma
non è nemmeno giusto.
Auguro all'avv. Maglione (guarda un po' si chiama Michele) fra cento
anni ed oltre, di non trovarsi a tu per tu con l'arcangelo Michele,
il quale come tutti sappiamo è armato di spada lunga e fiammante
e non troverà disposti a difenderlo né i P.P. Camaldolesi,
né i P.P. Redentoristi dalle giuste ire di questo Santo,
che esiste prima della creazione del Mondo, ingiustamente defraudato
della collinetta di Torre del Greco, che portava il suo nome, anche
se era sottinteso nel nome Monte S. Angelo.
Sappiamo, per realtà delle cose, che tutte le chiese erette
sulle sommità di montagne quasi sempre sono dedicate a S.
Michele.
Quindi dato che non vi sono dubbi, ed è lo stesso avv. Maglione
a dirlo, il nome da conservare è quello di Monte S. Angelo.
Tutto deve rimanere come era prima che venissero i P.P. Redentoristi.
Abbiamo dimostrato che nel corso dei secoli la volontà del
popolo (quello cristiano) consacrò quella zona e quella chiesetta
all'Arcangelo S. Michele e che nessun laico si permise di profanare
o di cambiare denominazione. Lo fecero invece i religiosi, cioè
: i Camaldolesi un tempo ed attualmente i P.P. Redentoristi, che
a quanto pare spadroneggiano troppo.
Raffaele Raimondo
"La Torre" n°4
/8.3.1966
I LETTORI CI SCRIVONO
Camaldoli o Colle S. Alfonso
Caro direttore,
ho letto la lettera del sig. Umberto Acampora pubblicata nel n.
2 del 1966 del Giornale «LA TORRE», nonché il
tuo significativo invito ad una discussione sulla questione «per
cercarla di definire una buona volta»
Accetto l'invito e passo all'esame delle argomentazioni poste sul
tappeto.
Il sig. Acampora, infatti, richiamandosi ad una sua precedente lettera
sotto il titolo «Una questione di toponomastica», certamente
ispirato da poca simpatia verso i RR. PP. Redentoristi ed evidentemente
non erudito sul concetto giuridico di toponomastica e di diritto
di proprietà, assume che i PP. RR. Hanno «abusivamente»
cambiato la denominazione trasecolare di «Camaldoli di Torre
del Greco» già «Monte S. Angelo», sostituendola
con un'altra nuova di zecca : «Colle S. Alfonso», ponendo,
altresì, accanto alle targhe viarie del tratto di via Nazionale
al Monte dei Camaldoli, dei cartelloni con la dicitura «Colle
S. Alfonso» sottolineata da una freccia di direzione. Rammaricandosi
che le sue doglianze non avevano, a suo tempo, interessato nessuno,
le ha riproposte oggi a distanza di quattro anni, scagliandosi contro
gli indifesi P. Redentoristi i quali diffonderebbero INGIUSTAMENTE
ED ILLEGALMENTE il nome di «Colle S. Alfonso» e chiedendo
addirittura l'intervento delle autorità cittadine per SPAZZAR
VIA gli arbitri privati.
Diciamo subito che i RR. PP. Redentoristi non hanno commesso né
abusi né illegalità. Ad essi la proprietà del
cole in questione è pervenuta attraverso i seguenti cronologici
trasferimenti:
Intorno al 1400 i cristiani della zona consacrarono la collinetta
all'Arc. S. Michele e vi costruirono un tempietto affidandolo alla
cura spirituale del clero della città di Torre del Greco
e per tale motivo detta collinetta venne denominata «Monte
S. Angelo» e successivamente quando nel secolo XVI, fu eretto
sulla strada regia, che da Napoli conduceva a Reggio, il monumentale
Epitaffio, il monte venne chiamato
«S. Angelo al Pitaffio» proprio perché nelle
vicinanze del monumento si apriva una stradetta tutt'ora esistente
che saliva al monte.
Nel 1602 i Camaldolesi acquistarono la predetta chiesa con tutta
la tenuta annessa e da allora il monte «S. Angelo al Pitaffio»
si cominciò a chiamare «Camaldoli di Torre del Greco».
I PP. Camaldolesi furono espulsi dalla loro proprietà una
prima volta all'inizio del 1807 da Giuseppe Napoleone, ritornati
poi nel 1826, furono definitivamente esiliati nel luglio del 1866.
Nel 1875 il tutto fu comprato dall'on. Federico Capone, per passare
poi, nel 1906 al Barone Russo Carlo Pontus de Knoring, e da questi
nel 1915 all'ing. Antonio Amodio, e nel 1943 ancora alla baronessa
Maria Ursula Von Stoher la quale finalmente, nel 1954, trasferì
la proprietà del monte ai RR. PP. Redentoristi, figli di
S. Alfonso.
I «Camaldoli» allora GIUSTAMENTE E LEGALMENTE furono
battezzati con il nome di «Colle S. Alfonso».
Tanto premesso, e chiaro che la denominazione «Camaldoli»
non rappresentava assolutamente un nume geografico, ma identificava
semplicemente, attraverso i proprietari dell'epoca, la località
ove era stato il monastero dei Camaldolesi .
Oggi che l'immobile in questione - non più di proprietà
dei monaci Camaldolesi - è stato trasferito in proprietà
ai figli di S. Alfonso, è giuridicamente valida l'attuale
denominazione di «Colle S. Alfonso» perché i
Padri Redentoristi esercitano un loro sacrosanto ed incontestabile
diritto.
Ti ringrazio per l'ospitalità e cordialmente ti saluto.
(Avv. Michele Maglione)
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