di RAFFAELE RAIMONDO
Diego Calcagno,
poeta, scrittore e giornalista insigne nacque a Resina e, come traspare
dai suoi ricordi, trascorsi gli anni della sua fanciullezza lungo
il «Miglio d'Oro».
Non sappiamo quando scrisse i versi che seguono e che sono stati
pubblicati da «Il Tempo» del 26 febbraio 1976, esattamente
un anno fa, nella rubrica «Mosconi» della quale è
titolare il caro «Don Diego».
Più che versi sono pennellate degne della mano di Giacinte
Gigante o di Eduardo Dalbono, tanto è la fedeltà del
paesaggio che dai versi traspare; verismo apprezzabile specialmente
da chi ricorda l'aspetto lindo e civettuolo che aveva allora la
nostra città, meta agognata dai viaggiatori napoletani.
T o r r e del G r e
c o - 1915
Torre del Greco. Dentro il porto
dondola
il cutter nuovo d'Elena d'Aosta,
Enrico De Nicola, gran bel giovane,
ha i pantaloni bianchi e va alla posta.
Armando Gil, garofano e monoloco,
Va sulla spiaggia stile liberty
e Pasquariello, in bretella e panama,
va sospirando già «Maria Marì».
E' nell'aria un odore di quaresima,
per le stradine sonnolente e corte,
Libero Bovio, nella sua zimarra,
s'appisola sul vecchio pianoforte.
Villeggiatura di signore in ghingheri
che vengono da Napoli in «coupé»,
ostricari, gelati con la mandorla,
Mimì a mmare, ombrellini, la Fougez.
Torre del Greco, novecentoquindici,
dolce nirvana di posteggiatori.
Fermenta alle finestre nei barattoli
tutta la soavità dei pomodori...
DIEGO CALCAGNO
*** *** ***
T O R R E D E L G R E C O - 1977
Caro don Diego voglio in questa mia,
paragonar la Torre, patria amata,
a quella che, in un giorno assai lontano,
tu «dipingesti»... con parola alata.
Oggi alla posta non va De Nicola,
ci va il rapinator col pistolone:
ruba moneta svalutata e vile,
o toglie ai vecchi l'esile pensione.
Nel porto non c'è il cutter del nuovo ricco,
mentre le acque torbide e inquinate,
(allora azzurre, trasparenti e chiari)
lambiscono le sponde devastate.
Rombando i capelloni in ciclomoto,
sfacciati e prepotenti, con cipiglio,
rompon le orecchie e... altre cose ancora,
lungo la strada del dorato Miglio.
Nobil signore, casalinghe ed... altre,
in pantalon, truccate con l'ombretta,
con plastiche borsette di derrate,
ritornano cu'a spesa d''a piazzetta.
Torre del Greco nel settantasette,
per la diffusion dell'auto-aggeggio
non è più quella dei posteggiatori,
seppure tramutata in un... «posteggio».
A Torre mia, sconvolta
e massacrata,
ingordi costruttor, con gran dilegio
e certa architettura da tre soldi,
le hanno tolto il verde paesaggio.
Non più cobalto è il ciel; dorme il Vulcano:
Torre ha perduto tutta la bellezza.
Caro don Diego, quella d'oggidì,
non di limoni e né di fiori olezza.
Mai più soavità dei pomodori,
(or si cucina con le buattèlle)
fermenta per le vie altra... «conserva»,
tra centinaia di puosti e bancarelle.
Raffaele Raimondo
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