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Un' articolo di
Alfonso Brancaccio
Tratto dal n°4
de LA TORRE 
del  14-3-74 
 
 
«Itinerari torresi»
 
«è un incandescente tuffo nel passato ... è un soffio di poesia»

di Alfonso Brancaccio


«LA TORRE»
con la pubblicazione degli ITINERARI TORRESI di Raimondo ha acquistato un altro titolo di merito presso la nostra cittadinanza; le ha fatto un duplice dono: una edizione chiara e pregevole per veste tipografica e per dovizia di illustrazioni ed un'opera che è uno scrigno ricolmo di sentimenti e passione, di minuziose ricerche ed accurate indagini, di notevoli osservazioni ed argute battute.
E merito ed elogio spettano all'autore che ha offerto ai concittadini, vicini e lontani, la possibilità di vivere quasi in estasi la vita lontana degli avi traendone esempi di semplicità di costumi e parsimonia di svaghi, di rettitudine ed operosità nonché ragione di orgoglio e motivo di fiducia nell'avvenire.
«Itinerari Torresi» -  a mio giudizio - non è né vuole essere, sebbene documentato fin nel più piccolo dettaglio, un testo di storia cittadina, ma è certamente un caleidoscopio in cui riappaiono e s'illuminano figure e cose antiche inghiottite dalla marea del tempo e figure e cose più o meno recenti relegate nella nebbia dell'oblio dalla tumultosa vita odierna che brucia tappe, non conosce soste serene e sacrifica anni verdi, e talvolta cuore e mente, nel rogo dell'ansioso raggiungimento di mete ingannevoli e fugaci.
Questo libro di Raimondo è per gli anziani torresi, specie per i nati tra fine ottocento e principio novecento, un incandescente tuffo nel passato che, scacciando la nostalgia, li riporta nell'infanzia e nella prima giovinezza tra i giardini e le fontane degli Altari, tra le sonate e i valzer spioventi dai pianoforti dei salotti, tra le serenate di chitarre e mandolini di allegre brigate, tra le note insistenti di pianini soffermati davanti ai saloni dei barbieri, tra l'odore di resina dei grossi tronchi di pini tagliati a mano da segatori a torso nudo; in un delizioso girovagare per le strade cittadine essi si imbattono nel venditore ambulante di lupini o in quello di petrolio, nel mattiniero venditore ambulante di castagne lesse o in quello serotino di castagne arrosto, o nel lampionaio che con la lunga canna va ad accendere o a spegnere i fanali a gas.
Per i giovani questo libro è una gustosa proiezione retrospettiva la quale, oltre a far loro assaporare tanti beni dileguati, li invita ad un confronto tra il passato ed il presente per una consapevole selezione onde assimilare quanto di buono vi era allora e quanto di buono vi è oggi al fine di vivificare ideali e di spiritualizzare la vita.
Per gli uni e gli altri il libro di Raimondo è un soffio di poesia che reca ad ondate voci di venditori nella loro genuina espressione dialettale, voci di strade e località nelle efficaci denominazioni popolari, voci incisive e caratterizzanti di soprannomi, voci gaie e tristi di campane lontane e vicine sovrastante tutte dalla gran voce del campanone di Santa Croce che eleva nel cielo l'anima ed il cuore del popolo torrese.