Il senso della misura - Cani e.....scendiletti....
di RAFFAELE.RAIMONDO
Non è un modulo o un modello
dell'I. C.T. (Istituto Centrale di Statistica) per accertare la
percentuale dei miopi che esistono in Italia o meglio ancora a Torre
del Greco. Non è nemmeno un modulo dell'I.N.P.S. (Istituto
Nazionale della Previdenza Sociale) sul quale va compilata la richiesta
di pensione di lire 743,75 (settecentoquarantatrè e settantacinque
centesimi) mensili per chi ha navigato oltre trent'anni, anche se
ha qualcosa di attinente con il mod. 120.
Non è nemmeno un missile a testata nucleare. Non è
nemmeno un tipo di sottomarino tascabile. Non è neppure la
prossima futura quotazione del dollaro o della sterlina.
Volete tirare ad indovinare? Ed allora su, forza!...
No, non è un caccia bombardiere a reazione...nemmeno è
la circonferenza...toracica di Sophia Loren!...Come dite?... - Il
cannone che dalle linee tedesche nella prima guerra mondiale mandava
i proiettili sua Parigi? - No quello era il 420! Forse noi torresi
arriveremo al «Mod. 420», stiamo vicini.
Siete vicini ad indovinare?!? - No! Non è neanche un modello
di motoscafo entrobordo cabinato o fuoribordo. E'vero che stiamo
entrando in un nuovo «boom» , ma i mod.120 non ha niente
da spartire con la motonautica.
Non è nessun tipo di satellite artificiale o di veicolo spaziale
e nemmeno un nuovo tipo di lavabiancheria o di lavastoviglie.
Ancora non indovinate? Eppure lo avete sotto gli occhi ed in continuazione.
Volete che ve lo dica? No? E va bene... attenderò che vi
spremiate le meningi.
No, non è un nuovo detersivo che toglie lo sporco, e vi prevengo
che non è nemmeno un meridiano di longitudine est od ovest
sul quale stanno facendo la guerra.
Buuumm - dite voi -. E' vero, quella è la latitudine, non
i paralleli, e precisamente il 17, e il 38.
Ma io dico invece che se per la formazione di nuovi Stati, le teste
d'uovo si ostinano a credere che quelle linee esistono per davvero,
un giorno useranno per stabilire i confini anche i meridiani come
del resto fecero gli Stati Uniti quando stabilirono i confini fra
i medesimi.
Incominciate a spazientirvi? Allora ve lo dico? Ebbene dirvelo!
Fate per prima i vostri scongiuri!... Ve lo dico: E' il nuovo tipo
di manifesto necrologico di Torre del Greco.
La deferenza ed il rispetto per i nostri concittadini defunti e
per le famiglie colpite nei loro affetti più cari non ci
vietano di fare osservare che in ogni cosa c'è il senso della
misura e in questo caso di misura intendo parlare
Quelle centinaia di lenzuola a due piazze che coprono letteralmente
i muri della città, quei manifesti colossali, dalle facciate
degli edifici, più che essere manifesti di cordoglio, gridano
il pessimo gusto che ha invaso Torre del Greco.
Quegli enormi quadri incorniciati di nero non fanno diventare «importante»
il defunto anche perché, se lo è, da morto cessa di
esserlo.
L'intensità del dolore della famiglia non si esprime certo
con la grandezza dei caratteri tipografici, che fanno pensare piuttosto
a quelli cubitali dei manifesti teatrali con il nome delle «vedettes»
internazionali.
Non suonino di offesa per nessuno, queste poche righe. Per carità,
ridimensioniamo i manifesti funerari, se no certamente arriveremo
ai mod. 240, e perché no, anche al 480.
Eliminiamo questa cattiva abitudine che non aggiunge ulteriore lustro
né ai Defunti né alla famiglia e tantomeno a Torre
del Greco.
Quelle lagne di Sanremo dovevano essere
canzoni melodiche. Dov'è la melodia?
Rivolgendomi alla musa
quella scarsa, quella mia,
chiedo l'estro per il via
e le dico: me... lo... dia!...
La mia Musa poverella com'è,
non mi dice mai no. E come San Gennaro.
Infatti mi ha dato subito l'estro sottoforma di una notizia da Parigi.
in data 1.febbraio e pubblicata da un grande quotidiano romano.
«Scontento della trasmissione della R.T.F. il parigino Felix
Laurente, di 53 anni, è salito sulla Torre Eiffel, dove si
trova appunto l'antenna trasmittente della televione francese, recando
con se il proprio televisore. Arrivato al primo ripiano (60 metri
dal suolo) si è avviato presso la balaustrata e lo ha lanciato
nel vuoto».
Le Alpi impediscono di vedere i programmi della Televisione Italiana
a Parigi. Se così non fosse «monsieur Laurente»per
gettare nel vuoto il proprio televisore sarebbe salito certamente
fin sulla cime della Torre (300 metri).
S'intende che il festival non vale niente
dal lato artistico però economicamente vale un tesoro per
gli organizzatori e per quella cittadina fino ad anni fa poco conosciuta
ed oggi assurta a «capitale della canzone» . Non fu
per puro caso che alla prima manifestazione sanremese nell'anno
1920 vinse la canzone: «Napule ca se ne va». Se fossero
vivi Murolo e Tagliaferri non scriverebbero «Napule canta».
Scriverebbero «Napule chiagne».
Questa cittadina diventata capitale (dicono) sia pure della canzonetta
fonda il suo benessere sulla coltivazione dei fiori e sul casino
di giuoco.
Da quel...casino ogni anno puntualmente viene fuori una valanga
di corbellerie, di rumori assordanti, di piagnistei ed urla scomposte
che si trasformano in tanti rivoli d'oro per gli organizzatori,
i «parolai», i «maestri», i «cantanti»
e le case discografiche appoggiate in modo sfacciato dalla R.A.I.
(Radio Assordamenti Italiani) che ne dà notizia perfino nei
preannunci del «Giornale-radio», assieme alle notizie
di terremoti, guerre, carneficine, resoconti parlamentari ed avvenimenti
da far tremare.
Non parliamo poi dell'<<incensata» dei giornali (purtroppo
anche quelli seri) e dei rotocalchi.(Che cosa non si fa per vivere?).
E'il caso di citare la critica (pardon, l'incenso) riguardante la
canzone «Il posto mio» di Tony Renis (vorrei sapere
perché nessuno si chiami: Serafino Stonatini) cantata dall'autore
e da Domenico Modugno.
Ecco come se ne è uscito il citato grande quotidiano della
Capitale (è il mio giornale preferito).
«Ecco, adesso c'è la canzone di Renis e di Modugno
- sussurravano le ingioiellate signore in sala, dandosi il gomito».
(Che raffinatezza aristocratica! n.d.r.) E continua:
«Si tratta di una melodia aggraziata ed orecchiabile della
quale, Tony Renis che ne è anche l'autore ha fornito una
calibrata interpretazione. Bravissimo ed applauditissimo Domenico
Modugno che ha ipnotizzato la platea».Fin qui il giornale
Risultato finale, la canzone è stata eliminata.
La canzone descriva un «innamorato» che rivolgendosi
all'oggetto della sua attenzione, alla sua donna insomma, cerca
di farle notare che nessuno «al posto suo»si sarebbe
trasformato in un cane in uno...scendiletto.
Questa è...l'arte. Questa è la canzone che le signore
«ingioiellate» (Chi sa chi erano!?) pregustavano, dandosi
gomitate nello stomaco, forse per provocare il vomito.
D'Arte c'è neppure un etto
Sapevamo ch'eran cani
sol perchè eran can...tanti
Or qualcuno è...scendiletto
Una volta certi esemplari di uomini
venivano chiamati «chiachielli»e anche se lo sapevano,
cercavano di nasconderlo. Non andavano mica a raccontarlo alla gente.
Oggi invece lo dicono a tutti magari con la scusa di cantare. Sono
il tuo cane, sono il tuo scendiletto. Quasi lo urlano, lo gridano
come si consiglia di fare, nel chiedere quella famosa China.
E su di una china stiamo. Una china ripidissima, ove «il costume»va
a...precipizio.
Di questo passo, cosa tira cosa, al prossimo «Festi(non)val»
... ascolteremo canzoni nelle quali, per esprimere alla donna amata,
la dedizione, l'amore ed il...servilismo, non chiederanno di meglio
che di trasformarsi in oggetti non meno utili e...necessari dello
scendiletto, andando a sceglierli fra i meravigliosi e variopinti
prodotti della «Ceramica Pozzi» .
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