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Tratto dal n° 13
de LA TORRE -
27 Agosto1966
 
 
Le mani sopra e sotto la città
 
Dove si parla di estetica urbanistica, di ibridi connubi architettonici, di rottura di rocce ed altre rotture ancora
 

Articolo «allarmistico» di Raffaele Raimondo

Meno male che i baffoni a punta in voga nell'ottocento non sono più di moda, se no i cittadini di sesso maschile forniti di tali sporgenze non potrebbero transitare per alcune viuzze della nostra città.
E' ovvio che ci riferiamo alle «strade» dei nuovi rioni e parchi sorti negli ultimi anni. Se non fosse una cosa abbastanza serie, ci verrebbe voglia di ridere quando pensiamo alla parola «parco».
Fate anche voi l'esperimento: socchiudete gli occhi e pensate fortemente alla parola parco.
Vedrete che dalla vostra fantasia viene fuori qualcosa fatto esclusivamente di verde, cioè di vegetazioni lussureggianti, di alberi di alto fusto, di cinguettio di uccelli, di viali ombrosi, di odore di muschio, di zampillanti fontane ecc. Poi riaprite gli occhi e puntate i medesimi sui nostri «parchi» e vedrete montagne di cemento tagliate da vicoletti e, quantunque sforziate le vostre orecchie, al posto del cinguettio di uccelli, sentirete al massimo il rumore scrosciante del «pull» che esce da qualche finestrino ed in quanto all'odore di muschio è meglio non parlarne...
La cupidigia del denaro, la speculazione imperante ed imperversante hanno soppresso qualunque senso di responsabilità e di pudore.
Dove sono le strade e le piazze? Sì! Anche le piazze! L'unica piazza è sorta per merito o per necessità della Circumvesuviana e quei tre o quattro pini che ivi esistono per merito del Genio Civile che ha ceduto l'area dell'alveo sottostante. ( A proposito quando si abbatte la ringhiera e si collega Piazza della Repubblica con il Viale Onorato?).
Innumerevoli casi di riattamento o di sopraelevazioni si presentano con tutte le loro brutture. Si abbattono tetti, si tagliano cornicioni, si distruggono cimase. Su edifici neo-classici e barocchi si trovano negli ultimi piani enormi balconi con ringhiere multicolori, fioriere e tapparelle.
Edifici orribili sorgono anche nelle strade principali. L'unica eccezione è quella del fabbricato che sovrasta il Caffè Palumbo. E' uno dei pochi fabbricati, se non l'unico, che per le sue strutture, anche se mastodontiche, si avvicina all'architettura locale e agli altri edifici circostanti. Riguardo all'altezza e quindi alla veduta panoramica esso non doveva sorgere affatto o, dopo sorto e raggiunta l'altezza attuale, non ha più nulla da nascondere e visuali da impedire.
(Per la verità, dobbiamo costatare che è stato l'unico caso in cui le autorità comunali hanno insistito nell'esercitare le loro funzioni di controllo, pur se con magri risultati).
Fin qui abbiamo fatto una «carrellata» rapida e sommaria per quanto riguarda l'estetica. Ma scopo principale di questo articolo «allarmistico» è quello di richiamare l'attenzione di quanti sono preposti a tutelare gli interessi di tutti i cittadini, e non quelli di una parte soltanto, sulla mania di abbattere per ricostruire o di costruire di sana pianta, devastando il sottosuolo della nostra città.
Torre del Greco è fondata sulle lave del 1737 e del 1794 ad eccezione di pochi tratti.
Le fondamenta sulla roccia sono quelle che danno meno affidamento, perché il terreno immediatamente sotto di essa è friabile e basta, come accade spesso, che si verifichi una infiltrazione d'acqua, perché questo terreno, o riducendosi il volume o perché trasportato da sotto la roccia, determini dei vuoti e faccia cadere la roccia. A questo bisogna aggiungere che la roccia non è compatta, ma è fatta a blocchi divisi da tante fenditure, dette «scarpine» che vengono utilizzate con delittuosa irresponsabilità nella costruzione di pozzi assorbenti. E' ciò con grave danno per chi li attua e per i fabbricati attigui. Anni fa la via Piscopia fu chiusa al traffico per parecchio tempo, perché, dicevano, le vibrazioni prodotte dal passaggio dei trams provocavano il crollo dei fabbricati prospicienti su detta strada. Nessuno mai si domandava perché, giù alla marina, i fabbricati prospicienti la strada ferrata non crollavano al passaggio dei treni direttissimi che facevano tremare tutta la zona.
La causa che mette in serio pericolo la stabilità degli edifici di Torre del Greco è una soltanto: il vuoto esistente nel sottosuolo. Cioè quello determinatosi all'atto dell'investimento della lava basaltica, come vuoti di case, di cisterne e di tutto ciò che poteva crearlo, di quello causato dalle infiltrazioni di acque naturali od artificiali e di quelli creati da scavi di grotte o per riportare in superficie la terra fertile sepolta.
Quest'ultimo caso è quello che esiste, purtroppo, nel sottosuolo dell'edificio scolastico G. Mazza in via Vittorio Veneto, e sappiamo tutti quanti grattacapi e quanto danaro costa al Comune quell'edificio. Nel frattempo il padiglione adibito a palestra è in stato comatoso.
Alcuni anni fa al largo Comizi si iniziò la cos truzione di un serbatoio che avrebbe dovuto raccogliere l'acqua del Dragone. Si armarono di mazze, picconi e badili ed incominciarono a scavare. Scava tu, che scavo anch'io! Ad un certo momento stava sprofondante il largo Comizi. Si fermarono! La zona fu recintata e per un certo tempo dovemmo stare alla... larga del Largo Comizi. Fecero opere di sostegno e fu scongiurato il peggio.
Qualche anno fa un altro allarme più grave del primo venne dalla via Felice Romano.
Un grosso fabbricato di nuovissima costruzione aveva dato sintomi di cedimento.
Molte famiglie dovettero sgombrare gli appartamenti da poco acquistati, frutto dei loro risparmi e del loro duro lavoro, e trovare ospitalità un po' dovunque in attesa che ivi iniziassero le opere di consolidamento fatte con tempestività e bravura, fermando così il movimento franoso del sottosuolo. A provocare il cedimento della roccia su cui poggia il fabbricato furono infiltrazioni d'acque.
Fino a quando i rimedi si potranno attuare e fino a quando si arriverà in tempo se non si pone un freno a questa devastazione?
Assistiamo impassibili a frantumazioni di estese superficie di banchi di roccia mettendo in serio pericolo la staticità di tanti fabbricati limitrofi e nessuno si rende conto di quello che potrebbe accadere da un momento all'altro. Ai proprietari di questi fabbricati non diciamo: «Prendi un fucile "Franchi" a canne sovrapposte, caricatelo a pallettoni e... ». Ma almeno facciano sentire la loro voce di protesta».
Il limite di proprietà non è costituito solo dal muro di cinta o dai termini messi sulla mappa catastale. Qui a Torre del Greco il sottosuolo è di interesse generale. La proprietà dell'uno continua nella proprietà dell'altro e viceversa: siamo imbarcati tutti sulla stessa nave e, se affonda, affondiamo tutti.
Non vi fate rompere la roccia nelle vicinanze della vostra proprietà.
E' di grande attualità la catastrofe che ha colpito la città di Agrigento. Avete appreso certamente dalla televisione e dai giornali quello che è caduto. Un terzo della città è sprofondata per la sfrenata ed incontrollata speculazione edilizia. I danni sono immensi
Si sono recati sul posto il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio dei Ministri. Sono stati stanziati per le prime opere di soccorso quattro miliardi e... naturalmente è stata aperta una inchiesta.
Tutte cose belle che esprimono solidarietà verso chi è stato colpito dalla sventura, ma la sventura da chi è stata causata?
L'inchiesta? Se avete un portiere, possibilmente gallonato, andate a raccontarglielo. I responsabili non verranno fuori. La palla se la rimbalzeranno dall'uno all'altro e tutto finirà a «vrenna» cioè a crusca.
Quando il Beato Vincenzo Romano, assieme con i nostri avi, ricostruì la città sue quelle rocce ancora fumanti, non immaginava certamente che a distruggerla nuovamente, invece del Vesuvio, sarebbero stati proprio i torresi o alcuni di essi, senza scrupolo o senza il minimo senso di responsabilità e di rispetto per quello che avevano fatto i loro padri e per la proprietà altrui.
Accecati dalla cupidigia e dalla speculazione non riflettono e non pensano a quello che può avvenire in seguito. Eppure ci dovrebbe essere qualcuno a pensarlo.
I guai è meglio prevenirli che ripararli, specie se si pensa che a ripararli saranno tutti gli italiani, cioè lo Stato, come si è verificato ad Agrigento.
Intanto i responsabili si saranno rimpinzati di denaro e non saranno colpiti per l'impossibilità di colpirli e... i «sinistrati» riceveranno il soccorso dell'ECA!...
Fermateli, finché si è ancora in tempo. Allontanateli dal cosiddetto centro urbano. Se ne vadano altrove a costruire una città satellite con tutti i requisiti per chiamarsi tale. Si aboliscano tutti i pozzi assorbenti. Si vieti nel modo più severo di asportare seppure un briciolo di roccia, si accerti che nella costruzione delle fogne siano usati ottimi materiali che diano garanzia di staticità e di impermeabilità assoluta. Si verifichino le fogne già in funzione, se ancora esistono, e si ci accerti della loro efficienza ed impermeabilità assoluta, se vogliamo veramente evitare che la nostra città incominci a... camminare. Allora sarà troppo tardi.