Articolo «allarmistico» di Raffaele
Raimondo
Meno male che i baffoni a punta
in voga nell'ottocento non sono più di moda, se no i cittadini
di sesso maschile forniti di tali sporgenze non potrebbero transitare
per alcune viuzze della nostra città.
E' ovvio che ci riferiamo alle «strade» dei nuovi
rioni e parchi sorti negli ultimi anni. Se non fosse una cosa abbastanza
serie, ci verrebbe voglia di ridere quando pensiamo alla parola «parco».
Fate anche voi l'esperimento: socchiudete gli occhi e pensate fortemente
alla parola parco.
Vedrete che dalla vostra fantasia viene fuori qualcosa fatto esclusivamente
di verde, cioè di vegetazioni lussureggianti, di alberi di
alto fusto, di cinguettio di uccelli, di viali ombrosi, di odore
di muschio, di zampillanti fontane ecc. Poi riaprite gli occhi e
puntate i medesimi sui nostri «parchi» e vedrete montagne
di cemento tagliate da vicoletti e, quantunque sforziate le vostre
orecchie, al posto del cinguettio di uccelli, sentirete al massimo
il rumore scrosciante del «pull» che esce da qualche
finestrino ed in quanto all'odore di muschio è meglio non
parlarne...
La cupidigia del denaro, la speculazione imperante ed imperversante
hanno soppresso qualunque senso di responsabilità e di pudore.
Dove sono le strade e le piazze? Sì! Anche le piazze! L'unica
piazza è sorta per merito o per necessità della Circumvesuviana
e quei tre o quattro pini che ivi esistono per merito del Genio
Civile che ha ceduto l'area dell'alveo sottostante. ( A proposito
quando si abbatte la ringhiera e si collega Piazza della Repubblica
con il Viale Onorato?).
Innumerevoli casi di riattamento o di sopraelevazioni si presentano
con tutte le loro brutture. Si abbattono tetti, si tagliano cornicioni,
si distruggono cimase. Su edifici neo-classici e barocchi si trovano
negli ultimi piani enormi balconi con ringhiere multicolori, fioriere
e tapparelle.
Edifici orribili sorgono anche nelle strade principali. L'unica
eccezione è quella del fabbricato che sovrasta il Caffè
Palumbo. E' uno dei pochi fabbricati, se non l'unico, che per le
sue strutture, anche se mastodontiche, si avvicina all'architettura
locale e agli altri edifici circostanti. Riguardo all'altezza e
quindi alla veduta panoramica esso non doveva sorgere affatto o,
dopo sorto e raggiunta l'altezza attuale, non ha più nulla
da nascondere e visuali da impedire.
(Per la verità, dobbiamo costatare che è stato l'unico
caso in cui le autorità comunali hanno insistito nell'esercitare
le loro funzioni di controllo, pur se con magri risultati).
Fin qui abbiamo fatto una «carrellata» rapida e sommaria
per quanto riguarda l'estetica. Ma scopo principale di questo articolo «allarmistico» è quello di richiamare l'attenzione
di quanti sono preposti a tutelare gli interessi di tutti i cittadini,
e non quelli di una parte soltanto, sulla mania di abbattere per
ricostruire o di costruire di sana pianta, devastando il sottosuolo
della nostra città.
Torre del Greco è fondata sulle lave del 1737 e del 1794
ad eccezione di pochi tratti.
Le fondamenta sulla roccia sono quelle che danno meno affidamento,
perché il terreno immediatamente sotto di essa è friabile
e basta, come accade spesso, che si verifichi una infiltrazione
d'acqua, perché questo terreno, o riducendosi il volume o
perché trasportato da sotto la roccia, determini dei vuoti
e faccia cadere la roccia. A questo bisogna aggiungere che la roccia
non è compatta, ma è fatta a blocchi divisi da tante
fenditure, dette «scarpine» che vengono utilizzate
con delittuosa irresponsabilità nella costruzione di pozzi
assorbenti. E' ciò con grave danno per chi li attua e per
i fabbricati attigui. Anni fa la via Piscopia fu chiusa al traffico
per parecchio tempo, perché, dicevano, le vibrazioni prodotte
dal passaggio dei trams provocavano il crollo dei fabbricati prospicienti
su detta strada. Nessuno mai si domandava perché, giù
alla marina, i fabbricati prospicienti la strada ferrata non crollavano
al passaggio dei treni direttissimi che facevano tremare tutta la
zona.
La causa che mette in serio pericolo la stabilità degli edifici
di Torre del Greco è una soltanto: il vuoto esistente nel
sottosuolo. Cioè quello determinatosi all'atto dell'investimento
della lava basaltica, come vuoti di case, di cisterne e di tutto
ciò che poteva crearlo, di quello causato dalle infiltrazioni
di acque naturali od artificiali e di quelli creati da scavi di
grotte o per riportare in superficie la terra fertile sepolta.
Quest'ultimo caso è quello che esiste, purtroppo, nel sottosuolo
dell'edificio scolastico G. Mazza in via Vittorio Veneto, e sappiamo
tutti quanti grattacapi e quanto danaro costa al Comune quell'edificio.
Nel frattempo il padiglione adibito a palestra è in stato
comatoso.
Alcuni anni fa al largo Comizi si iniziò la cos truzione
di un serbatoio che avrebbe dovuto raccogliere l'acqua del Dragone.
Si armarono di mazze, picconi e badili ed incominciarono a scavare.
Scava tu, che scavo anch'io! Ad un certo momento stava sprofondante
il largo Comizi. Si fermarono! La zona fu recintata e per un certo
tempo dovemmo stare alla... larga del Largo Comizi. Fecero opere
di sostegno e fu scongiurato il peggio.
Qualche anno fa un altro allarme più grave del primo venne
dalla via Felice Romano.
Un grosso fabbricato di nuovissima costruzione aveva dato sintomi
di cedimento.
Molte famiglie dovettero sgombrare gli appartamenti da poco acquistati,
frutto dei loro risparmi e del loro duro lavoro, e trovare ospitalità
un po' dovunque in attesa che ivi iniziassero le opere di consolidamento
fatte con tempestività e bravura, fermando così il
movimento franoso del sottosuolo. A provocare il cedimento della
roccia su cui poggia il fabbricato furono infiltrazioni d'acque.
Fino a quando i rimedi si potranno attuare e fino a quando si arriverà
in tempo se non si pone un freno a questa devastazione?
Assistiamo impassibili a frantumazioni di estese superficie di banchi
di roccia mettendo in serio pericolo la staticità di tanti
fabbricati limitrofi e nessuno si rende conto di quello che potrebbe
accadere da un momento all'altro. Ai proprietari di questi fabbricati
non diciamo: «Prendi un fucile "Franchi" a canne
sovrapposte, caricatelo a pallettoni e... ». Ma almeno facciano
sentire la loro voce di protesta».
Il limite di proprietà non è costituito solo dal muro
di cinta o dai termini messi sulla mappa catastale. Qui a Torre
del Greco il sottosuolo è di interesse generale. La proprietà
dell'uno continua nella proprietà dell'altro e viceversa:
siamo imbarcati tutti sulla stessa nave e, se affonda, affondiamo
tutti.
Non vi fate rompere la roccia nelle vicinanze della vostra proprietà.
E' di grande attualità la catastrofe che ha colpito la città
di Agrigento. Avete appreso certamente dalla televisione e dai giornali
quello che è caduto. Un terzo della città è
sprofondata per la sfrenata ed incontrollata speculazione edilizia.
I danni sono immensi
Si sono recati sul posto il Presidente della Repubblica, il Presidente
del Consiglio dei Ministri. Sono stati stanziati per le prime opere
di soccorso quattro miliardi e... naturalmente è stata aperta
una inchiesta.
Tutte cose belle che esprimono solidarietà verso chi è
stato colpito dalla sventura, ma la sventura da chi è stata
causata?
L'inchiesta? Se avete un portiere, possibilmente gallonato, andate
a raccontarglielo. I responsabili non verranno fuori. La palla se
la rimbalzeranno dall'uno all'altro e tutto finirà a «vrenna» cioè a crusca.
Quando il Beato Vincenzo Romano, assieme con i nostri avi, ricostruì
la città sue quelle rocce ancora fumanti, non immaginava
certamente che a distruggerla nuovamente, invece del Vesuvio, sarebbero
stati proprio i torresi o alcuni di essi, senza scrupolo o senza
il minimo senso di responsabilità e di rispetto per quello
che avevano fatto i loro padri e per la proprietà altrui.
Accecati dalla cupidigia e dalla speculazione non riflettono e non
pensano a quello che può avvenire in seguito. Eppure ci dovrebbe
essere qualcuno a pensarlo.
I guai è meglio prevenirli che ripararli, specie se si pensa
che a ripararli saranno tutti gli italiani, cioè lo Stato,
come si è verificato ad Agrigento.
Intanto i responsabili si saranno rimpinzati di denaro e non saranno
colpiti per l'impossibilità di colpirli e... i «sinistrati» riceveranno il soccorso dell'ECA!...
Fermateli, finché si è ancora in tempo. Allontanateli
dal cosiddetto centro urbano. Se ne vadano altrove a costruire una
città satellite con tutti i requisiti per chiamarsi tale.
Si aboliscano tutti i pozzi assorbenti. Si vieti nel modo più
severo di asportare seppure un briciolo di roccia, si accerti che
nella costruzione delle fogne siano usati ottimi materiali che diano
garanzia di staticità e di impermeabilità assoluta.
Si verifichino le fogne già in funzione, se ancora esistono,
e si ci accerti della loro efficienza ed impermeabilità assoluta,
se vogliamo veramente evitare che la nostra città incominci
a... camminare. Allora sarà troppo tardi.
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