Carlo VIII minacciò di
far suonare le trombe, ma Pier Capponi era pronto a far suonare
le campane.
A Torre del Greco sono suonate le trombe, ma sono rimaste inascoltate;
i tromboni hanno preferito zittire ed al loro posto si sono sentite
le trombette di cartone, nemmeno quelle formidabili di Piedigrotta,
sapete, quelle di una volta, quelle di latta con il gallo sull'estremità
anteriore.
In ultimo ad essere «suonati» saranno i cittadini di
Torre del Greco, se non impareranno a suonare anch'essi.
In quanto alle campane, nutriamo la speranza che stavolta ci pensi
il Clero torrese a farle squillare. Incominciamo dalle
TROMBE
Per dare l'allarme abbiamo suonato la tromba in modo così
appassionato da far «impallidire» perfino Luis Amstrong.
A furia di soffiarvi dentro per dare la sveglia, le nostre gote
si sono tumefatte, e, per lo sforzo, corriamo il rischio del pallone.
Altro che pallino, come dice il foglietto enemico di via Nazionale
422, arretrato 120, del quale ci occuperemo più avanti.
Abbiamo fatto persino le ore piccole e una volta ci siamo alzati
nel cuore della notte per recarci a perorare la causa di Torre del
Greco, ma nessun intervento dall'alto ha avuto successo; del resto
noi stessi non ci avevamo mai creduto fermamente. Evidentemente
il potere dei tromboni locali è grande, che nessuna forza
di persuasione è riuscita a provocare il radicale rinnovamento
delle persone candidate a formare la «nuova» amministrazione
comunale. A momenti eravamo accusati di esserci mossi soltanto per
tentare di essere imbarcati come uomini nuovi, come se gli oggetti
nuovi potessero mai andare a finire fra i vecchi nelle botteghe
dei rigattieri.
Abbiamo detto rigattieri e non
RICATTORI
(Non è ben detto?...Se preferite la letteratura pura, andate
a leggere la terza pagina). Comunque crediamo di esserci spiegati.
L'auspicato, ma fallito rinnovamento avrebbe proprio avuto la funzione
di evitare le lotte fra gruppi di potere (guardate un po' il potere
dove è andato a finire!).
Sappiamo donde provengono le sventure della nostra città
e sappiamo anche che non saranno mai evitate, finché non
si elimineranno i promotori e gli eterni protagonisti delle lotte
intestine. Intestine non perché avvengono nello stesso partito,
ma perché dimorano nelle testine degli auto-canditati a vita
all'Amministrazione di Torre del Greco. Da queste testine sono sempre
scaturite, scaturiscono e scaturiranno ancora meschini ricatti e
colpi mancini col risultato dell'irreparabile danno degli interessi
della cittadinanza torrese. Non solo di quelle torrese che, secondo
i tromboni locali, dovrebbero avviarsi verso i migliori destini
con il toccasana del TURISMO mentre vediamo Napoli, la città
che una volta era il richiamo e la meta dei turisti di tutto il
mondo, morire rapidamente e inesorabilmente. Lo dice il «Touring
Club Italia» nel numero di ottobre sulla sua rivista «Le
vie d'Italia e del Mondo» con un articolo di Alberto Macchiavello
(non è un politico) dal titolo «Vedi Napoli e poi...fuori»
ed aggiunge che perfino Capri vede con preoccupazione calare le
presenze dei turisti.
Secondo i tromboni locali la nostra città sarebbe in grado
di sostituire Napoli, Capri, e magari anche Sorrento, per il suo
alto grado di attrezzature, visto che la vicina metropoli ne è
completamente sfornita, e in virtù del suo paesaggio meraviglioso,
difeso, protetto ed abbellito dai tromboni stessi.
Poi ci sono i
TROMBETTIERI
che affidano ai manifesti le proprie auto-decantate virtù,
né noi le abbiamo mai disconosciute, perché hanno
sempre dimostrato di non essere fessi. Vorremmo soltanto aggiungere
che per difendere gli interessi dei lavoratori (leggi netturbini),
non si può essere datore di lavoro (leggi Comune) e che non
si possono fare due cose contrastanti e pertanto c'è un'incompatibilità
incolmabile ed ingiustificabile.
Ma i tromboni locali puntano su voti comunque procurati.
Riguardo alle critiche degli
UOMINI FASULLI
teniamo a precisare che noi respingiamo a priori la definizione
perché, se sapientoni non siamo un pizzico di buonsenso ci
viene di continuo riconosciuto ed in verità non è
il caso di considerarci fasulli. Perciò la parola la ritorciamo
su chi ci ha definiti tali e la restituiamo con una «elle»
in meno:«fasuli». Anzi, perché questi uomini
riescono a stare sempre con le mani in...pasta, avremo così:
I «FASULI» CON LA PASTA
Mi accorgo che, come di solito (scusate) sto scendendo troppo in
basso, nell'esprimermi, naturalmente. Allontaniamoci quindi rapidamente
da questo argomento, anche per evitare rumori ed equivoci , e facciamo
suonare le
TROMBETTE
facendo parlate nientedimeno che il DI. VO
il quale nel foglietto anemico di via Nazionale 422, - arretrato
lire 120 - ci accusa di avere il «pallino». Il DI. VO,
che non è un divo del cinema, né del varietà,
né della canzone e nemmeno del calcio, ha voluto tirare un...calcio
ai redattori di «certa stampa locale», affermando che
questi hanno il...pallino dell'uomo nuovo.
Una volta da ragazzo lessi sula facciata di una chiesa: «Divo
Antonio Dicatum». Non conoscendo il latino domandai a me stesso:
- Ma non hanno sempre detto che era di Padova?- Stavolta invece
non mi sono sbagliato, è di Pollena Trocchia, e come segretario
cittadino della D:C: di Torre del Greco è addetto anch'egli
alla risoluzione dei «problemi» che affiggono tutta
la «problematica» della nostra città.
Egli si autodefinisce polemico per eccellenza e minaccia che ci
farà fare la faccia bianca, Si accomodi pure caro DI.VO,
vorrà dire che Lei l'ha V(U)OLuto
Se noi avevamo, abbiamo ed avremo sempre il «pallino»
degli uomini nuovi, i nostri oppositori hanno il «pallino»
degli uomini vecchi. Anzi hanno fatto ancora di più: hanno
aggiunto ai vecchi gli stravecchi, e dato che per associazione di
idee il «pallone» degli uomini vecchi fa pensare ai
caciocavalli ed ai provoloni (sorge spontaneo e inconfondibile il
pensiero che per la soluzione dei problemi della lista c'è
stato lo zampino di Auricchio, il quale - sempre nel foglietto anemico
di via Nazionale 422, arretrato 120 - ci fa sapere quello che noi
già sapevamo per averlo scritto tempo fa nel n. 5 de «La
Torre» del 18 marzo 1968 e cioè che sarebbe opportuno
la costruzione di uno stabilimento per l'incenerimento delle
IMMONDIZIE
che dilagano sempre più e che per un'operazione demagogica
hanno di nuovo sommerso la città. Così dimostrano
di amare la propria città. Così si dimostra di ben
volere. Fra il volere e il potere il passo è breve, anzi
non c'è nessun passo, perché si dice appunto che «volere
è potere».
Ma noi non ci riferiamo alla parola potere intesa nel senso di possibilità
che, malgrado il detto e malgrado la volontà, non sempre
è in noi (e ne abbiamo avuto una lampante prova nel fallito
tentativo di rinnovamento), ma alludiamo al potere nel senso di
dominio.
Infatti nell'anemico foglietto di via Nazionale 422 - arretrato
lire 120 - crediamo che l'articolista ne sia anche il finanziatore
- apprendiamo che ci sarà più collaborazione fra il
CITTADINO E IL POTERE
Il potere naturalmente è lui, solo lui: lo dimostrò
ampiamente il giorno in cui, per suo merito, Torre del Greco ebbe
onore e lustro ospitando la manifestazione canora, cosicché
egli si meritò il titolo di
RE DEL CANTAGIRO
Ora vuol diventare come il «Re Sole» che pronunciò
le famose parole: «Lo Stato sono io» o come Luigi XV,
il quale disse : «Dopo di me il diluvio». E il diluvio
venne nel 1789, quando la rivoluzione mise l'accento sulla congiunzione
«e» e la tramutò in verbo, perché, Maestà,
, il cittadino è il potere! Lei, Maestà, è
il servitore del popolo, di quel popolo che lei rappresenta o che
dovrebbe rappresentare.
Dal titolo del suo articolo è facile rilevare che ella non
ne ha la convinzione e che solo il «pallino» (mo 'nce
vò) della politica anima tutti voi. Non ci sarebbe nulla
di male se «il pallino» non fosse accompagnata da una
furiosa
CONCUPISCIENZA DEL POTERE
Voi guardate con concupiscenza il Parlamento Europeo, Strasburgo,
il Lussemburgo e, perché no?, anche il Quirinale ed ancora
Palazzo Madama, Montecitorio, il futuro Parlamento Regionale e,
se non lo sopprimeranno, anche il Consiglio Provinciale, partendo
da quello comunale, senza degnarvi di dare uno sguardo fugace alla
massacrata città di Torre del Greco.
I fatti del 1946 molto probabilmente non si ripeteranno, quindi
sarebbe ora di smetterla di «concupiscare» perché
prima o poi il popolo metterà fine alla vostra «concupisciaggine»..
Come dite?...Nel giuoco delle parole, la lingua italiana non è
tanto ortodossa? Ve lo ho già detto: se vi dilettate solo
di letteratura, limitatevi alla terza pagina.
Comunque avrete certamente capito che questi signori con la loro
«concupiscibilità» hanno rovinato la nostra città
e che non vogliono sentire, avendo otturato le trombe di Eustacchio.
Solo il popolo torrese ha il potere di farla finita e di farli smettere
di concupiscare. Come, dite che non si dice così? Lo so!
Anzi non lo so. Non sono lo scrittore nipponico
KAWABATA
al quale è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura,
perché esprime con grande sensibilità il pensiero
nipponico.
Noi esprimiamo in forma povera il pensiero torrese o ci illudiamo
di esprimerlo non «concupisciamo» al Nobel, ma speriamo
nella benevola considerazione di Re Gustavo di Svezia. Ci auguriamo
che in nome della sua posizione e competenza per le antichità,
voglia venire a Torre del Greco per esaminare i «pezzi»
etruschi del Consiglio Comunale di Torre del Greco.
Ci contorciamo le mani ed emettiamo dolorosi lamenti nella sola
preoccupazione di perdere un numero de «La Palestra»
- arretrato lire 120 - che probabilmente sbaraglierà «certa
stampa locale»
Essi non vi parleranno di quello che hanno fatto, anzi se ne guarderanno
bene dal dirlo; non vi diranno dove è andata a finire l'acqua
della fontana (ecco un altro «pallino» mio personale);
non vi diranno che cosa hanno fatto di Torre del Greco, della sua
aria, del suo verde, del suo mare. Vi parleranno invece della Cecoslovacchia,
di Mao, di Fidel Castro. Vi diranno magari che canzonissima quest'anno
è più insulsa degli anni precedenti, Vi diranno che
il pericolo è uno solo, il comunismo e, con la scusa del
pericolo del comunismo, cercheranno di giustificare la loro presenza,
ma non il loro operato.
Ed ora per concludere, poche parole ai
LETTORI ED ELETTORI
che nel tambureggiare della campagna elettorale e nelle visite a
domicilio che i candidati certamente si degneranno di fare, si imbatteranno
nelle solite sirene che con i loro allettamenti: parchi di divertimento,
palazzi del ghiaccio e piscine coperte ma soprattutto con la visione
di posti impiegatizi, favori e preferenze chiederanno queste ultime
sulla scheda elettorale. Alla larga!...
Ritenetevi offesi per la reiterata tentata truffa e tentata coartazione.
E' superfluo dire che avete capito da tempo, certo prima di noi,
il sistema di questi tromboni e di queste trombette che hanno ancora
la faccia tosta e l'impudenza di aspirare al...plebiscito.
Mettete da parte l'amicizia in nome della quale tenteranno ancora
di fregarvi. Non lasciatevi abbindolare per l'ennesima volta, sarebbe
veramente imperdonabile.
Oggi è di moda la contestazione più o meno globale.
Si vuole cambiare il mondo. Noi ci contentiamo di poco. Contestiamo
quindi anche noi torresi con l'incominciare a cambiare gli uomini
al nostro Comune. A parte che la cosa è necessaria e salutare
è pure molto semplice e più possibile, anzi non è
un problema.
Inutile dire: «Dio ce la mandi buona!»... Il buon Dio
ci ha creati a sua somiglianza appunto per lasciare a noi decidere
su cose per le quali non occorre affatto il Suo divino intervento.
Se le nostre trombe sono rimaste inascoltate, le vostre non potranno
non esserlo. Il potere, ripetiamo, siete voi, soltanto voi. Le schede
nelle nostre mani sono le bibliche
TROMBE DI GERICO
Suonatele, nel nome caro di Torre del Greco, e vedrete cadere le
mura dell'effimera fortezza fondata sull'inettitudine se non nel
peggio.
Nessun altro esperimento sarà possibile, ne abbiamo già
fatti troppi. E poi gli esperimento si fanno quando si va a tentoni
mentre qui la cosa è chiara a tutti: la nostra città
è una ammalata cronica e non può più resistere
ad una cura basata su dei palliativi e pannicelli caldi quando conosciamo
la diagnosi esatta.
La diagnosi richiede una cura radicale, energica, totale. La terapia
da adottare è unica e inequivocabile, ricordatela bene il
prossimo 17 novembre nel segreto della vostra coscienza: Superiore
ad ogni cura è la santa trombatura.
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