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Tratto dal n°17
de LA TORRE -
30 - 09 - 1968
 
 
PARLIAMO COL KAISER
 
tempo perduto di Raffaele Raimondo
 

Lo presentiamo e lo raccomandiamo in particolar modo a tutti quelli che amano Torre del Greco. Esso sarà l'unico loro confidente.
Lo raccomandiamo inoltre ai lettori anzi per questi ultimi sarà addirittura prezioso.
Vi presentiamo dunque Giuseppe II detto Guglielmone alias il «Kaiser». Non impressionatevi dell'atteggiamento fiero e burbero: egli in vita era niente di meno che l'imperatore di Germania, amico di Cecco-Beppe e acerrimo nemico dell'Italia nostra.
Dopo morto, però, è diventato uno dei più grandi benefattori dell'umanità.
Egli si incarica di sollevare tutti i delusi e di ascoltare tutti gli inascoltati, ai quali si usa dire: «Raccontalo al Kaiser», oppure, «Parla con il Kaiser».
Fatene conoscenza perciò e ricordate che nel futuro, dopo che avrete eletto il nuovo Consiglio con i vecchi consiglieri, certamente anche voi avrete bisogno di lui - cioè del Kaiser - con il quale andrete a parlare.
Noi parleremo con lui fino alla chiusura della campagna elettorale, poi smetteremo di parlare avendo già parlato troppo. Dopo toccherà a voi. Parliamo ora del «KINGLAX»
che era un prodotto farmaceutico dalle decantate virtù lassative. Lo «slogan» pubblicitario di questo prodotto era il seguente:
«Mentre voi dormite "Kinglax" lavora». Una scatola costava due lire e purgava tutta la famiglia.
Infatti, mentre quasi centomila torresi dormono, i soliti anzi gli eterni protagonisti della vita politico-amministrativa della città lavorano. Essi sono intenti a formare le liste per le prossime elezioni comunali, senza tener conto delle opinioni di quei pochi cittadini svegli che attraverso la Torre mostrano di avere a cuore le sorti della nostra città.
I suggerimenti da noi espressi, rivolti con tutta umiltà e tanta accorata insistenza, sono caduti o stanno per cadere nel vuoto. L'unico che è stato comprensivo e ci ha ascoltato finora è stato il Kaiser.
Qualcuno, invocando il toccasana che, secondo lui e la sua compagnia, sarebbero le nuove elezioni, si scaglia contro il Commissario prefettizio accusandolo, guardate un po': - di non aver costruito il mercato coperto, come se il Commissario avesse trovato i progetti, il suolo pronto ed i «fondi» già predisposti dalla decaduta, cacciata amministrazione; - di aver aumentato il canone alla SASPI da 304 a 523 milioni per il servizio di Nettezza Urbana, come se l'aumento del personale, i sacchetti a perdere ecc. non fossero una perdita per la gestione e in base alla clausola del contratto non prevedessero un aumento del contributo da parte dei cittadini (speriamo che i netturbini non pretendano che i rifiuti vengano raccolti in bomboniere di ceramica di Capodimonte, se no c'è pericolo che il il contributo verrebbe di nuovo aumentato); - di non aver provveduto alla riapertura dell'edificio scolastico «Giovanni Mazza», come se fosse di sua competenza il rilascio del collaudo e la dichiarazione di agibilità a lavori ultimati; - di non aver istituito la Commissione per le licenze ai commercianti, lamentando che alcuni di essi vendono prodotti non di loro competenza, come se le licenze fino ad oggi non fossero state rilasciate proprio da quell'amministrazione della quale il fetente faceva parte; - di non aver sollecitato la ENEL, per l'illuminazione già preventivata di Cappella Nuova e dei vicoli Trotti e Abolitomonte con la Circumvallazione e che, per essere «Pezzentelle», fa invidia, come illuminazione, a Piccadilly di Londra e all'«Etoile» di Parigi, lasciando le strade viciniore come ai tempi di padre Rocco; - di non aver ancora trovato una sistemazione in organico agli operai aggiunti, i quali dovranno senz'altro essere tutelati, fingendo di ignorare che ciò non dipende dal Commissario, ma dagli organi tutori; ed infine per chiudere - di aver abbellita la sede del Municipio (figuriamoci se invece l'avesse abbruttita).
Per tutto quanto elencato fin qui il nostro amico chiede le «nuove elezioni» (beninteso con gli uomini vecchi) per porre fine a questa situazione CREATA (sic) dal Commissario Prefettizio.
Intanto per non restare inoperoso e per non aver potuto creare dei «laghi artificiali» a Montedoro con annesso un parco di divertimento per ragazzi, ne ha impiantato uno per proprio conto su suolo pubblico, giù alla Litoranea.
Anche noi abbiamo sollecitato il Commissario a ben operare a favore della nostra città e lo abbiamo criticato quando la sua azione si mostrava lenta, proprio perché eravamo stanchi delle inette amministrazioni che ci avevano precedentemente deliziato.
Ma ora uno dei componenti l'ultima compagine amministrativa democristiana si permette di addossare al Commissario le loro colpe, ad un funzionario che non poteva certo avere la bacchetta magica per fare quanto per tre lustri non si era stati capaci di fare con la aggravante di aver per tanti altri lati, rovinato irrimediabilmente la città.
Vogliamo sperare che queste meschinerie non siano oggetto di propaganda elettorale.
Quindi non «sparate» al Commissario! Egli è un funzionario nominato dall'alto ed è scevro da ogni demagogia e, non avendo alcun obbligo con chicchessia, è il Commissario «MAI-GRETTO»
mentre chi usa queste baggianate per ingannare gli ingenui e le persone in buona fede, mostra appunto tutta la sua grettezza credendo di fare il furbo.
Sorge proprio spontanea la esclamazione: «Guarda da quale pulpito viene la predica!...».
IL COMMISSARIO a fine mandato se ne andrà mentre purtroppo alcuni ritorneranno perché vogliono, fortissimamente vogliono ritornare e piangeremo. Piangeremo su questa povera Torre nostra ridotta un letamaio fra ruderi e cassettoni da qualunque lato la si guardi. Pensando a questo ci domandiamo se non sia il caso di auto-assegnarci l'«Oscar di fesso» per aver consigliato o proposto di rovesciare sulle spalle di poveri galantuomini questa pesante e rovinosa eredità.
Nessuno delle tante persone eminenti ci ha confortati con uno scritto. Nessuno dei tanti che verbalmente plaudono alla nostra tesi ha voluto con il proprio autorevole parere intervenire per il bene della città e diciamolo pure per l'unità del partito della D.C.
Uno soltanto ci ha fatto pervenire una lettera, dubitando perfino che la pubblicassimo è il sig. Tobia Colantuono.
Caro sigg. Tobia, gli autocandidati ad ogni costo non sono come la mosca del suo omonimo; questi se li cacciate dalla finestra entrano dal camino, dal tubo di scarico ma entrano.
Venga in redazione, sig. Colantuono , non tema, non le sarà assegnato l'Oscar perché non lo merita; ma si unirà a noi e tutti insieme continueremo a «raccontarlo al Kaiser».
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Giacchè abbiamo parlato di divertimenti per ragazzi, non possiamo tralasciare quelli per i giovani.
La nostra città o meglio il nostro paese è diventato
IL PAESE DEI CAMPANELLI
non quello della famosa operetta di Lombardo e Ranzato nella quale i campanelli suonavano quando una coppia faceva all'amore. Qui invece i campanelli suonano mentre le monete scivolano nelle fauci insaziabili dei flippers e da qui nelle tasche dei tenutari di infiniti pseudo-circoli culturali rionali che sono sorti come funghi anche all'insegna di un grosso partito politico «guida di civiltà e di democrazia». Ce n'è uno che si qualifica addirittura «Circolo artistico». Dove i campanelli dovrebbero suonare come nell'operetta di cui sopra, invece non suonano.
Parlo di quell'enorme parcheggio sulle pendici del Vesuvio dove i genitori non possono portare i bambini a respirare un po' di aria salubre per evitare che il bambino o la bambina domandi alla mamma: - Mamma, quassù hanno creato questo grande parcheggio? - e la mamma imbarazzatissima dover rispondere - Si caro, hanno fatto questo grosso parcheggio.
E' ovvio che mai come in questo caso, l'unica cosa da farsi è quella di andarla a raccontare al Kaiser.
TOPO-NO(N)-MASTICA
benché il topo essendo roditore roda il fegato ai postini ed anche a noi che vediamo ritornare il giornale indietro con la scritta «sconosciuto». Sarebbe il caso di mettere in funzione questa benedetta commissione al più presto, se no andrà a finire che le strade di Torre saranno intitolate in segno di riconoscenza agli zii, che hanno lasciato ai nipoti le terre lottizzate facendoli realizzare fiori di quattrini frisc'a all'anema d'ò zio.
Qualcun altro, prima di noi, si interessò della cosa (stavo per scrivere problema) e proprio un elenco di nominativi di papi, di cardinali, di santi, di beati, di parroci, e per poco non ci scappava anche il «pecuozzo». Ricordo che c'era anche Pio IX.
Non vogliamo mangiare nessuno e tanto meno quegli uomini pur grandi e benemeriti. Saremmo disposti a chiamare le strade con nomi di cose come fiori, ortaggi, pesci, ecc. secondo l'ubicazione delle strade e chi le abita.
Per esempio, se in quella strada un «pezzo grosso», si potrebbe intitolarla «via del papavero» e, se questo pezzo grosso è dotato di limitate doti intellettuali «via del cavolfiore» che è anch'esso un fiore, anzi un bianco fiore, oppure «via triglia» o «via gambero», dove abita qualcuno dalle idee, diciamo «rosse» e la strada, dove abita qualche ingenuo che crede ancora alle virtù taumaturgiche dei 23, «via del calamaro».
Mettiamo gli scherzi a parte e preghiamo chi è competente in materia di voler provvedere, incominciando a sostituire tutti i nominativi apposti abusivamente ai vari parchi e strade qualunque sia il nome, perché le denominazioni le stabilisce il Comune attraverso la Commissione per la Toponomastica. Che ne dice sig. Commissario, lo facciamo questo colpo di mano salutare?
Solo al paese di Mastu Rafele ognuno fa il proprio comodo. Come dite, il paese di mastu Rafaele è proprio questo? Intanto lo è, tanto è vero che ognuno tira l'acqua al proprio mulino, anche se non è proprio un mulino, come accade per l'acqua della
FONTANA
mentre noi stiamo aspettando ancora la risoluzione dell'enigma (qualcuno si aspettava che io dicessi «problema». Teh!)
Parliamo sempre della fontana e della sua acqua scomparsa. Chiediamo scusa ai nostri lettori se insistiamo, ma quell'acqua era ed è tuttora patrimonio non del Comune, ma di tutti i torresi che vorranno aiutarci alla soluzione del quesito (Niente, «problema» non lo scrivo, mi sono antipatici la parola e coloro che la usano.
Nell'attesa consoliamoci nel pensare che a Torre sorgerà un edificio immenso, grande quasi quanti la
REGGIA DI CASERTA
la quale è lunga metri 253, larga metri 202 e alta metri 41. Quest'altra «reale delizia» sorgerà in via Nazionale e l'edificio sarà lungo (dicono) 180 metri; mancano 73 metri per uguagliare la famosa reggia vanvitelliana, ma non tutte le speranze sono perdute, perché (dicono) hanno intenzione di recuperarli in altezza.
E nemmeno sono andate perdute le nostre
SPERANZE
che gli uomini nuovi invitati ad entrare nelle liste, si rifiutino di «entrarvi», se non siano stati eliminati preventivamente gli uomini vecchi, e non ci riferiamo all'età.
Si vocifera, pare anzi cosa certa, che i due tronconi della D.C. vogliano formare due liste, ma anche in questo caso risulta difficile trovare nomi nuovi che accettino di farne parte. E' ormai convinzione generale che i vecchi non debbano tornare. Se questi si convincessero a mettersi da parte, sarebbe senz'altro possibile la formazione di una lista unica e sarebbe la cosa preferibile per il rilancio della D.C.
Ove gli uomini nuovi si imbarcassero assieme ai vecchi equipaggi, con il vento che spira non raggiungerebbero il porto. Mi spiego meglio.
I nuovi sanno per esperienza che ad essere eliminati sarebbero proprio loro, come è avvenuto e sempre purtroppo avverrà. Perciò o tutti nuovi o non si entra in lista. E' un consiglio d'amico.
Se le cose andranno male a chi lo racconterete poi? Al «Kaiser»?