«Stiamo affogando in un mare di automobili»
scriveva giorni fa il cronista de «Il Tempo» e definiva
il fenomeno «Automania 2000» ispirandosi ad un documentario
presentato ai recenti «Incontri del Cinema» di Sorrento.
La nostra città figura nelle primissime posizioni, immediatamente
dopo Torino dove la Fiat è di casa.
La strada non è più di tutti, ma di tutti è
il marciapiede sul quale le auto in sosta costringono il povero
pedone ed anche l'automobilista appiedato (caso raro) a girare al
largo, nella strada naturalmente, con il rischio di farsi tramutare
in tappeto sul quale far passare questa «Maestà»,
questa «Altezza Imperiale» dominatrice assoluta ed
intoccabile.
La mania risulta evidente dall'uso che la stragrande maggioranza
fa della «macchina» e dal modo in cui essa è
tenuta.
Dai sintomi appresso elencati si può diagnosticare il grado
di mania dell'automobilista.
All'esterno della macchina nella parte posteriore, oltre alla targa
di immatricolazione, obbligatoria per tutte, e al contrassegno di
nazionalità prescritto per quelle che vengono dall'estero,
abbondano le scritte più varie: « troppo vicino chi
legge», «attenzione paraurti nuovo» e la quasi
immancabile sigla «EU», che vuol dire Europa Unita,
con le bandiere della Comunità Europea.
Quest'ultima sigla contrasta spesso con il volto del guidatore,
perché da esso traspare, in modo evidentissimo, che non sa
proprio che cosa sia l'Europa anche se non ancora unita.
Ed ancora: donne in bikini, teschi e stemmi indecifrabili.
Passiamo ora ad esaminare l'interno incominciando dal cruscotto.
Esso è quasi sempre un negozio di elettrodomestici miscelato
con una botteguccia da «zarellara»: fanno spicco accendini,
portacenere, radio, giradischi mangiadischi, registratori, ninnoli,
fotografie, corni, ferri da cavallo, immagini di santi che non sanno
se proteggere il conducente, il pedone o qualche altro automobilista
che è fornito anche lui degli stessi santi i quali ecc. ecc.
e si potrebbe continuare all'infinito.
Nell'abitacolo arredato ed addobbato con tendine e frange con palline,
trovi spesso il cane che muove la testa (costa cento lire) e talvolta
un piccolo coccodrillo; se il tetto fosse ancor più alto,
vi installerebbero certamente un «quaquacchiesco»
lampadario.
I segnali acustici debbono essere polifonici come le orchestre di
S. Cecilia e di S. Pietro a Maiella messe insieme e per lo meno
debbono riprodurre l'intera colonna sonora di un film o il preludio
al quarto atto della «Traviata» . In mancanza del
polifonico provvedono a mano.
L'intensità dei segnali deve rompere i timpani, i martelli,
le incudini, gli ossi lenticolari, le staffe ed altre cose ancora.
Quando gli automaniaci scendono dalla «macchina» prima
sbattono forte lo sportello per richiamare l'attenzione, poi facendo
roteare intorno al dito la catenella in cima a la quale è
la chiavetta del contatto, caracollano sulle gambe,
come fossero i cow-boy del Far West appena smontato da cavallo e,
volgendo indietro lo sguardo affettuoso ed innamorato, avviluppano
quelle lamiere e quelle ruote gommate di materna tenerezza.
Per gli automaniaci le «macchine» hanno anche un nome.
Infatti quando le conducono
a farsi benedire, danno loro anche
un nome che non è mai Filomena o Mariantonia, ma è
sempre Suzy, Annalisa o Silvana.
Il guidatore dal parabrezza o dal finestrino laterale guarda il
pedone con un senso di orgoglio per sé e di commiserazione
per chi va «père-père».
Quando il mio sguardo si incrocia con il suo, sono costretto ad
abbassare gli occhi e ve lo confesso: mi vergogno! Perciò
evito di trattenermi ancora sull'argomento.
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Il 1° ottobre 1967, con la più perfetta organizzazione
e con tutti i mezzi logistici degni dello sbarco in Normandia, ha
avuto luogo l'esodo in massa di 50.000 «sportivi»
napoletani per assistere allo incontro di calcio fra le squadre
della Roma e quella del Napoli (Mancia competente a chi saprà
spiegare perché tra le squadre di calcio, che hanno tutte
il nome della città di appartenenza, alcune sono maschili).
Abolita la festa di Piedigrotta per motivi di traffico, (vedi paragrafo
precedente) essa è esplosa fuori data con migliaia di scalmanati,
vestiti con le più impensabili fogge carnevalesche. Con «tubi»,
«tammorre», «scetavaiasse» e trombette
si sono riversati sulla Capitale invadendola e provocando risse
con relative scazzottature prima e dopo la partita.
Queste «masse» invasate da una passione che in molti
casi rasenta la follia, dovrebbero dare da pensare al Ministro degli
Interno e della Pubblica Istruzione anche se fanno piacere a quello
delle Finanze.
Quotidianamente escono dalle rotative tonnellate di carta stampata
«pallonata» o cosiddetta sportiva.
Tanti uomini dai capelli grigi o addirittura bianchi non comprano
più il giornale di informazione, mettendo in pericolo la
vita di tutti i quotidiani, Perciò preghiamo Iddio che voglia
darci oltre al pane anche il giornale quotidiano.
E' tutta gente che magari protesta e manifesta la propria indignazione
per l'aumento dell'indennità ai parlamentari (professionisti
che hanno abbandonato la loro professione e che non vivono di aria,
tanto più inquinata) mentre chiede forte, a squarciagola,
l'acquisto di calciatori che costano fior di miliardi.
Quale «tifoso» non vorrebbe Eusebio nella sua squadra
per un paio di miliardi?
E - dicono - sarebbe un buon affare! Scrivendo questo, so che sto
parlando al Kaiser e da questi Kayseri il passo è breve.
In questa città turca una partita di calcio si è conclusa
con il punteggio di 44 morti ed alcune centinaia di feriti.
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La più grande iattura che potesse abbattersi sull'Italia
è stata la televisione. Non per gli impianti tecnici, che
sono i migliori del mondo, ma per i programmi e la pubblicità.
Non la televisione educa il popolo, ma il popolo condizione la televisione.
I programmi attualmente si basano quasi esclusivamente sul pallone
(vedi paragrafo precedente) e sulla canzone, anzi, pallone e canzone
si sono uniti in matrimonio. Esso è avvenuto sotto la insegna
del programma televisivo «Partitissima». Il connubio
è stato imposto dall'epoca in cui viviamo.
Basta assistere ad una qualsiasi puntata di detta trasmissione per
sentirsi la pelle d'oca nell'ascoltare le battute, la musica ed
i versi insulsi, che dovrebbero, secondo gli autori, divertire.
Ma dove il pessimo gusto arriva ai più profondi abissi è
quando dal video e purtroppo anche dall'audio giungono ai nostri
occhi e quindi alle nostre orecchie messe a dura prova, due squallide
figure che con le loro voci sgradevoli ed urlanti dovrebbero destare
negli spettatori l'ilarità.
Così fra urla scomposte e fragorosi applausi, registrati
a tutto volume, il grosso pubblico è felice, ride, si diverte
e manda la cartolina al ben noto indirizzo con buona pace degli
autori, degli attori e dei canzonettari partecipanti alla artistica
ed istruttiva trasmissione.
I coniugi «Pallone-Canzone» basano la loro esistenza
e la loro prosperità sulla credenza (a poco a poco sta diventando
fede) che milioni di esseri umani ripongono nella «Fortuna».
Questa dea pagana cieca, con un unico capello, dalla dubbia origine
anagrafica, non si sa bene infatti se sia figlia di Giove o di Oceano,
di madre sconosciuta (almeno per me; chi mi aiuta?) sorella delle
tre Parche che a loro volta erano figlie del Caos (vedete che Caos
sto combinando) è diventato oggetto di venerazione.
Però pochi sanno che essa Fortuna oltre a distribuire il
bene distribuiva anche il male. Ed ancora oggi fa così.
I vincitori sono i beneficiati (ma lo sono veramente?) e coloro
che ricevono il male sono quelli che si giocano pure l'anima per
vincere alle lotterie e fare lo sberleffo al principale e non lavorare
più per tutto il resto della vita, impiegando quel denaro
vinto, dandolo a prestito «beneficando» i meno fortunati.
Ora, se permettete, a mio modo vorrei manifestare la mia opinione
alla TV; non con i fischi, perché con la venuta degli americani,
sono anch'essi applausi, ma con qualche cosa che Franco Franchi
e Ciccio Ingrassia (non sono fessi, anche se non fanno ridere) usano
di sovente nei loro films (l'ho saputo, non vado a vederli): con
un rumore simile al «crepitus ventris», ottenendolo
soffiando forte tenendo la lingua fra le labbra, per dire ai dirigenti
della TV, agli autori del testo, ai cosiddetti comici, ai canzonettari
ed agli ospiti d'onore: Toh, registrate anche questo!!!
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