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Tratto dal n°17
- de LA TORRE -
25 . X . 1967
 
 
 
 
Autocalcioradiotelevisionite perniciosa
 

«Stiamo affogando in un mare di automobili» scriveva giorni fa il cronista de «Il Tempo» e definiva il fenomeno «Automania 2000» ispirandosi ad un documentario presentato ai recenti «Incontri del Cinema» di Sorrento.
La nostra città figura nelle primissime posizioni, immediatamente dopo Torino dove la Fiat è di casa.
La strada non è più di tutti, ma di tutti è il marciapiede sul quale le auto in sosta costringono il povero pedone ed anche l'automobilista appiedato (caso raro) a girare al largo, nella strada naturalmente, con il rischio di farsi tramutare in tappeto sul quale far passare questa «Maestà», questa «Altezza Imperiale» dominatrice assoluta ed intoccabile.
La mania risulta evidente dall'uso che la stragrande maggioranza fa della «macchina» e dal modo in cui essa è tenuta.
Dai sintomi appresso elencati si può diagnosticare il grado di mania dell'automobilista.
All'esterno della macchina nella parte posteriore, oltre alla targa di immatricolazione, obbligatoria per tutte, e al contrassegno di nazionalità prescritto per quelle che vengono dall'estero, abbondano le scritte più varie: « troppo vicino chi legge», «attenzione paraurti nuovo» e la quasi immancabile sigla «EU», che vuol dire Europa Unita, con le bandiere della Comunità Europea.
Quest'ultima sigla contrasta spesso con il volto del guidatore, perché da esso traspare, in modo evidentissimo, che non sa proprio che cosa sia l'Europa anche se non ancora unita.
Ed ancora: donne in bikini, teschi e stemmi indecifrabili.
Passiamo ora ad esaminare l'interno incominciando dal cruscotto. Esso è quasi sempre un negozio di elettrodomestici miscelato con una botteguccia da «zarellara»: fanno spicco accendini, portacenere, radio, giradischi mangiadischi, registratori, ninnoli, fotografie, corni, ferri da cavallo, immagini di santi che non sanno se proteggere il conducente, il pedone o qualche altro automobilista che è fornito anche lui degli stessi santi i quali ecc. ecc. e si potrebbe continuare all'infinito.
Nell'abitacolo arredato ed addobbato con tendine e frange con palline, trovi spesso il cane che muove la testa (costa cento lire) e talvolta un piccolo coccodrillo; se il tetto fosse ancor più alto, vi installerebbero certamente un «quaquacchiesco» lampadario.
I segnali acustici debbono essere polifonici come le orchestre di S. Cecilia e di S. Pietro a Maiella messe insieme e per lo meno debbono riprodurre l'intera colonna sonora di un film o il preludio al quarto atto della «Traviata» . In mancanza del polifonico provvedono a mano.
L'intensità dei segnali deve rompere i timpani, i martelli, le incudini, gli ossi lenticolari, le staffe ed altre cose ancora.
Quando gli automaniaci scendono dalla «macchina» prima sbattono forte lo sportello per richiamare l'attenzione, poi facendo roteare intorno al dito la catenella in cima a la quale è la chiavetta del contatto, caracollano sulle gambe,
come fossero i cow-boy del Far West appena smontato da cavallo e, volgendo indietro lo sguardo affettuoso ed innamorato, avviluppano quelle lamiere e quelle ruote gommate di materna tenerezza.
Per gli automaniaci le «macchine» hanno anche un nome. Infatti quando le conducono…a farsi benedire, danno loro anche un nome che non è mai Filomena o Mariantonia, ma è sempre Suzy, Annalisa o Silvana.
Il guidatore dal parabrezza o dal finestrino laterale guarda il pedone con un senso di orgoglio per sé e di commiserazione per chi va «père-père».
Quando il mio sguardo si incrocia con il suo, sono costretto ad abbassare gli occhi e ve lo confesso: mi vergogno! Perciò evito di trattenermi ancora sull'argomento.
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Il 1° ottobre 1967, con la più perfetta organizzazione e con tutti i mezzi logistici degni dello sbarco in Normandia, ha avuto luogo l'esodo in massa di 50.000 «sportivi» napoletani per assistere allo incontro di calcio fra le squadre della Roma e quella del Napoli (Mancia competente a chi saprà spiegare perché tra le squadre di calcio, che hanno tutte il nome della città di appartenenza, alcune sono maschili).
Abolita la festa di Piedigrotta per motivi di traffico, (vedi paragrafo precedente) essa è esplosa fuori data con migliaia di scalmanati, vestiti con le più impensabili fogge carnevalesche. Con «tubi», «tammorre», «scetavaiasse» e trombette si sono riversati sulla Capitale invadendola e provocando risse con relative scazzottature prima e dopo la partita.
Queste «masse» invasate da una passione che in molti casi rasenta la follia, dovrebbero dare da pensare al Ministro degli Interno e della Pubblica Istruzione anche se fanno piacere a quello delle Finanze.
Quotidianamente escono dalle rotative tonnellate di carta stampata «pallonata» o cosiddetta sportiva.
Tanti uomini dai capelli grigi o addirittura bianchi non comprano più il giornale di informazione, mettendo in pericolo la vita di tutti i quotidiani, Perciò preghiamo Iddio che voglia darci oltre al pane anche il giornale quotidiano.
E' tutta gente che magari protesta e manifesta la propria indignazione per l'aumento dell'indennità ai parlamentari (professionisti che hanno abbandonato la loro professione e che non vivono di aria, tanto più inquinata) mentre chiede forte, a squarciagola, l'acquisto di calciatori che costano fior di miliardi.
Quale «tifoso» non vorrebbe Eusebio nella sua squadra per un paio di miliardi?
E - dicono - sarebbe un buon affare! Scrivendo questo, so che sto parlando al Kaiser e da questi Kayseri il passo è breve. In questa città turca una partita di calcio si è conclusa con il punteggio di 44 morti ed alcune centinaia di feriti.
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La più grande iattura che potesse abbattersi sull'Italia è stata la televisione. Non per gli impianti tecnici, che sono i migliori del mondo, ma per i programmi e la pubblicità. Non la televisione educa il popolo, ma il popolo condizione la televisione.
I programmi attualmente si basano quasi esclusivamente sul pallone (vedi paragrafo precedente) e sulla canzone, anzi, pallone e canzone si sono uniti in matrimonio. Esso è avvenuto sotto la insegna del programma televisivo «Partitissima». Il connubio è stato imposto dall'epoca in cui viviamo.
Basta assistere ad una qualsiasi puntata di detta trasmissione per sentirsi la pelle d'oca nell'ascoltare le battute, la musica ed i versi insulsi, che dovrebbero, secondo gli autori, divertire.
Ma dove il pessimo gusto arriva ai più profondi abissi è quando dal video e purtroppo anche dall'audio giungono ai nostri occhi e quindi alle nostre orecchie messe a dura prova, due squallide figure che con le loro voci sgradevoli ed urlanti dovrebbero destare negli spettatori l'ilarità.
Così fra urla scomposte e fragorosi applausi, registrati a tutto volume, il grosso pubblico è felice, ride, si diverte e manda la cartolina al ben noto indirizzo con buona pace degli autori, degli attori e dei canzonettari partecipanti alla artistica ed istruttiva trasmissione.
I coniugi «Pallone-Canzone» basano la loro esistenza e la loro prosperità sulla credenza (a poco a poco sta diventando fede) che milioni di esseri umani ripongono nella «Fortuna». Questa dea pagana cieca, con un unico capello, dalla dubbia origine anagrafica, non si sa bene infatti se sia figlia di Giove o di Oceano, di madre sconosciuta (almeno per me; chi mi aiuta?) sorella delle tre Parche che a loro volta erano figlie del Caos (vedete che Caos sto combinando) è diventato oggetto di venerazione.
Però pochi sanno che essa Fortuna oltre a distribuire il bene distribuiva anche il male. Ed ancora oggi fa così.
I vincitori sono i beneficiati (ma lo sono veramente?) e coloro che ricevono il male sono quelli che si giocano pure l'anima per vincere alle lotterie e fare lo sberleffo al principale e non lavorare più per tutto il resto della vita, impiegando quel denaro vinto, dandolo a prestito «beneficando» i meno fortunati.
Ora, se permettete, a mio modo vorrei manifestare la mia opinione alla TV; non con i fischi, perché con la venuta degli americani, sono anch'essi applausi, ma con qualche cosa che Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (non sono fessi, anche se non fanno ridere) usano di sovente nei loro films (l'ho saputo, non vado a vederli): con un rumore simile al «crepitus ventris», ottenendolo soffiando forte tenendo la lingua fra le labbra, per dire ai dirigenti della TV, agli autori del testo, ai cosiddetti comici, ai canzonettari ed agli ospiti d'onore: Toh, registrate anche questo!!!

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