Non è un refuso! Quindi è bene precisare subito che non si tratta
della «Gulf stream» ossia della corrente del Golfo
chiamata «il termosifone dell'Europa».
Il titolo potrebbe sembrare non appropriato ed invece lo è, perché
l'impacciata goffagine di un tempo è diventata sicura convinzione
e con la scusa dell'originalità, si ostenta attraverso le cose più
impensate che, invece, dovrebbero far pensare... al seno del ...
ridicolo.
La corrente del «gòffo» è la ciclonica e devastatrice
corrente di entusiasmo facile e di pessimo gusto che ha investito
la stragrande maggioranza dell'umanità e che, non essendo come la
prima, quella del Golfo, un fenomeno benefico e naturale, è destinata,
prima o poi, ad esaurirsi. E speriamo si esaurisca presto, perché
tutti i fenomeni di isterismo collettivo, siano essi di natura politica,
religiosa, artistica, culturale, di costume, ecc., hanno sempre
portato gli uomini a pagare, in seguito, costi pesantissimi.
Infatti i primi
BOLLETTINI DI GUERRA sono
apparsi sui giornali.
Due Stati dell'America Centrale, l'Honduras e San Salvador, sono
in guerra a causa delle partite di calcio per la qualificazione
della Coppa del Mondo. Scontri alle frontiere e bombardamenti aerei
di diverse città, con centinaia di morti sono il bilancio delle
prime ore di guerra; e vogliamo sperare che le due repubbliche non
posseggono l'arma atomica.
Allontaniamoci rapidamente da questo campo di battaglia e ritorniamo
al discorso di prima per parlare del
PLAGIO COLLETTIVO
Durante la romantica avventura di Titti Savoia e Maurizio Arena
si parlò di plagio e chi non aveva dimestichezza con i Codici apprese
che il plagio oltre ad essere l'appropriazione indebita di un'opera
o di un idea è anche un reato che rende colpevole chi, con l'inganno,
sottopone un altro od una altra alla sua volontà, approfittando
delle sue deboli facoltà intellettive.
Ancora, però, non si sono visti condannare i rei di
INCRETINIMENTO DI MASSE.
di giovani ipnotizzati,
narcotizzati ed esasperati da enormi organizzazioni che hanno dalla
loro parte cinema, teatro, stampa, radio e televisione e che con
questi efficacissimi mezzi di «persuasione» li rendono
o meglio li arrendono ai loro voleri, che sono poi i loro propositi
di speculazione e di arricchimento lauto e facile.
E' questo il caso del non mai tanto osannato, venerato ed idolatrato
CANTAGIRO
apportatore
di arte e di cultura (?) in una cornice «kolossal».
Anzi un gruppo di pittori sta preparando una manifestazione analoga
L'ARTEGIRO
che prossimamente prenderà
via pare, da San Remo (Te pareva). I pittori appena arriveranno
nelle località prescelte per le tappe, sfodereranno cavalletti e
pennelli e venderanno i quadri «frienno magnanno».
Staremo a vedere se troveranno il successo ed i fans come i cantanti
o se inseguito non abbineranno le due manifestazioni. Il successo
non dovrebbe mancare se si pensa al caso di
INCRETINIMENTO SINGOLARE
e non potrebbe essere
più ... singolare, dell'Assessore allo Sport di Alessandria (...
ma che Alessandro d'Egitto! E' quella d'Italia! dove si fabbricano
i cappelli) che ha consegnato a Radaelli una vistosissima e ...
pesantissima medaglia d'oro con la seguente
MOTIVAZIONE
«incurante dell'incombente pericolo della
contestazione portava il cantagiro nella bella città piemontese
che festeggia quest'anno l'ottavo centenario della sua nascita».
(In questo momento sto pensando a Salvo d'Acquisto... ). Non credo
che l'Assessore alessandrino abbia fatto eccessivi sforzi finanziari
di fronte ai
CINQUE MILIONI
che il Comune di Torre del Greco mise
a disposizione dell'organizzatore locale, quale contributo della
città del corallo per l'«onore» ricevuto.
Siccome ogni medaglia ha il suo rovescio e non tutte le ciambelle
riescono col buco, quest'anno a
TORRE ANNUNZIATA
parecchi hanno reagito energicamente
e si sono difesi bene dall'attacco tracotante di provocatori che
spadroneggiano sull'Italia intera accumulando miliardi fruttati
dall'incretinimento collettivo e con l'appoggio dei loro rappresentanti
... diplomatici accreditati presso i comuni e disseminati lungo
tutto il percorso della carovana, anche nelle località non sedi
di tappa. Un nutrito bombardamento di ortaggi e di uova, accompagnato
da liquido prodotto dalle ghiandole salivari ha accolto gli «idoli».
Qualche «inviato speciale» ha definito «teppisti»
gli autori del bombardamento e definito fans quelli che istericamente
gridavano, che applaudivano e che chiedevano autografi ai «divi»,
come se l'esasperazione favorevole non potrebbe o non dovrebbe provocare
l'esasperazione sfavorevole scaturita dalla seguente e ben
diversa
MOTIVAZIONE
Sfidando la pazienza e il risentimento
di questa città che era la prima del mondo per l'industria molitoria
e per la produzione degli «spaghetti», oggetto questi
di derisione da parte dei fratelli nordici i quali chiamavano dispregiativamente
«mangiamaccheroni» (oggi sono loro a fabbricarli e i
primi a mangiarli); di questa città che era uno dei primi porti
mercantili del Mediterraneo; di questa città che era industriale
per antonomasia e defraudata oggi in ogni attività, il Cantagiro
non poteva essere accolto in maniera diversa - Zona di operazione,
3 luglio 1969 .
Domandiamoci anche cosa sarebbe accaduto se la carovana avesse fatto
tappa a Napoli
EX CAPITALE DELLA CANZONETTA
come la definisce
l'inviato speciale de «Il Tempo» il quale implicitamente
chiama «canzoni» quelle del cantagiro e «canzonette»
quelle immortali di Napoli, dimostrando altresì di essere al servizio
del padrone: anzi, da come scrive si vede chiaro che è
LA VOCE DEL PATRON
come tutte
le voci che incensano e decantano tutto ciò che frutta danaro ed
è proprio come hanno fatto quei due postini che fin dal giugno scorso
nel consegnare la posta con due mesi di anticipo auguravano il buon
ferragosto e che, naturalmente, sono stati denunziati per «accattonaggio»
ed uno dei due è già in galera perché anche imputato di furto.
Altro affare è quello delle bisce clandestine, per chi non lo sapesse
esistono anche quelle autorizzate e dal lato morale e sociale sono
tutte le stesse. Infatti lo Stato cava danaro dalle cose più dannose:
il fumo fa male, il canto eccessivo incretinisce, il giuoco è un
vizio dei più cattivi, però tutte e tre le cose fruttano danaro.
Quindi patriotticamente facciamo il nostro dovere di buoni cittadini
e cantiamo sul motivo di una canzone in voga della quale non conosco
il titolo:
FUMIAMO, CANTIAMO, GIOCHIAMO
LO ... STATO HA BISOGNO DI NOI
e soprattutto non pensiamo, lasciamo
che il cervello si atrofizzi. Masticheremo meno amaro tanto più
che fra non molto non ne avremo neanche più bisogno, perché esso
sarà sostituito dal
CERVELLO ELETTRONICO
sul tipo di quello che ha definito «coppia ideale»
due giovani fidanzati e dopo pochi giorni di matrimonio lui ha ammazzato
lei.
In attesa di tempi migliori un ritorno abbastanza gradevole (ehm!
ehm!) si profila all'orizzonte: ritornano
LE PERSIANE CHIUSE
che non sono quelle a cui si potrebbe
facilmente pensare. E' un nuovo tipo di occhiali da sole che il
pittore Munari ha disegnato per le lettrici di un noto rotocalco.
Dopo quelli «a fari d'automobile» già passati di moda,
vedremo quelli a persiane che, dovendo servire a difendere gli occhi
dalla luce accecante del sole, dovranno essere per forza persiane
chiuse. Dovrebbe trattarsi di occhiali per signora, ma con i tempi
che corrono ... anche per gli uomini. Chiudiamole veramente queste
persiane ed in penombra, al fresco e nell'intimità di
CASA NOSTRA
ho detto «casa nostra»
e non «cosa nostra», sciacquiamoci i panni, come si
dice, in famiglia parlando del
RADUNO DOPOLAVORISTICO
che ha sostituito quest'anno la festa dei
QUATTRO ALTARI
alla quale mandiamo il nostro «vale»
definitivo in attesa che diventi la Festa dei
QUA... QUA...
Gli anatroccoli qui non c'entrano Sono,
invece, le prime sillabe delle parole
QUATTRO QUADRI
(formato
6x8 = 48)
che avrebbero dovuto sostituire i Quattro Altari e che per «difetto
di organizzazione» non sono stati realizzati. Le più disperate
cose sono state messe nel crogiuolo, proprio come ha fatto quel
venditore ambulante, all'angolo della piazzetta in via Salvator
Noto, che in nome di un'anonima organizzazione commerciale vendeva
PER SOLE MILLE
LIRE
un pezzo di torrone, dodici baci al
liquore, un paio di occhiali da sole, un giocattolo per bambini,
un disco e ... un quadro (poteva mancare il quadro?). Ed era proprio
il «quadro» riproducendo fedelmente l'eterogeneità
del miscuglio usato per la Festa e che faceva ricordare i versi
della canzone di Gigi Pisano
Ho
mangiato 'na sarda e 'na pizza
'na scamorza e 'na capa 'e merluzzo
'o pranzo d'o pazzo l'ho fatto per te.
Facendo credere di voler ritornare all'antico, hanno
tratto in inganno anche il presentatore del Programma che dopo la
stesura dell'annuale spirituale scritto si è trovato di fronte ad
una realtà ben diversa; gli hanno fatto dire cose che Egli, se a
conoscenza della realtà, non avrebbe certamente scritto. I «fucinatori»
hanno fatto proprio come quel fabbro, il quale ordinò al ragazzo
di mettere nella forgia un pezzo di ferro ed appena questo fu diventato
rovente, lo mise all'incudine, prese il martello e ordinò al garzone
di dare di mazza. Battevano su quel pezzo di ferro come due forsennati.
Il ferro si raffreddò e fu di nuovo arroventato e giù a battere
ancora. Il garzone incuriosito domandò: - Zi mà, ma che stammo facenne?
Ed il maestro (con la n maiuscola) rispose: - Ralle guagliò! Se
è chiatta è pala; se è tunno è sciamarro (dagli ragazzo! se riuscirà
largo sarà una pala, se riuscirà rotondo sarà un piccone).
Ma il guaio è che, se il fabbro si proponeva di fare una pala o
un piccone, portando il paragone alla festa, non ne è uscita né
pala né piccone. Ed il perché è presto detto. L'organizzazione non
aveva la minima intenzione di fare la Festa dei Quattro Altari né
avrebbe potuto farla, anche se ne aveva avuta l'intenzione. Ed ecco
fra i tanti perché, che per ovvie ragioni non staremo ad elencare,
il
FORMIDABILE PERCHE'
che è quello (il difetto sta nel manico) di
arrivare ad un mese dalla Festa ed essere costretti ad improvvisarla
ed a vararla frettolosamente ricorrendo alle più impensate ed eterogenee
«trovate», sotto la spinta, o con la scusa del tempo
che manca. Diversamente una nutrita schiera di volenterosi e capaci
artisti potrebbero, avendo più tempo a disposizione, aver modo di
studiarla, di progettarla in ogni minimo particolare, consigliarsi
ed aiutarsi a vicenda, ottenendo così, oltre a un miglior risultato
della realizzazione, anche un sensibilissimo risparmio sul lato
economico.
Una novità l'orchestra Scarlatti? Neanche per sogno. I culturati
che osannano l'iniziativa dimostrano in modo evidente di averla
ascoltata ora per la prima volta e l'organizzazione l'ha inclusa
nei festeggiamenti forse per «strappare» l'applauso.
All'epoca di don Gaetano Torrebruno nel Teatro Garibaldi, si davano
spesso spettacoli di varietà. Ad essi partecipavano desolanti
«primi numeri» (i primi numeri erano i peggiori). Fischi,
volgarità, parolacce investivano quelle povere ... fanciulle invitate
a smettere di cantare. Nel teatro si trovavano sempre fascisti con
pistole, pugnali e manganelli. Per strappare l'applauso le cantanti
si precipitavano nelle quinte e ritornavano in palcoscenico in men
che non si dica ... in camicia nera e fascia tricolore e annunziavano:
«Giovinezza», «Soldatini di ferro» o «La
leggenda del Piave». Inutile dire che il teatro crollava dagli
applausi.
Ritornando alla «Scarlatti» e non potendo parlare
male di ... Garibaldi, si può almeno dire che per la Festa dei Quattro
Altari erano più appropriati i concerti bandistici, magari stonati,
ma che sarebbero stati ascoltati da un maggior numero di persone
con l'aggiunta di una nota (trattandosi di musica ...) gentile e
di buon gusto e cioè avrebbero avuto modo di ascoltarli ... senza
invito.
Quando ci si riunisce e c'è chi bada solo ai casi suoi e pensa in
un modo, parla in un altro ed agisce in maniera consone a come pensa
e contrariamente a come parla, ebbene con quello nessuno può e potrà
mai collaborare anche se fosse animato da una pazienza certosina
e dalla più ferrea volontà.
Abbiamo deciso di elargire a piene mani, agli artefici delle indefinibile
festa, enormi quantitativi di
O... SCAR DI FESSO
accompagnati da un gigantesco
FIASCO D'ARGENTO
e non badando a spese abbiamo assoldato la famosa spia
MATA ... KAHI
la quale ci ha fornito anticipazioni preziose, attualmente in
fase di studio, per i festeggiamenti dell'anno prossimo: Ed eccole
a voi in maniera
STRETTAMENTE CONFIDENZIALE
I Quattro Altari saranno quattro quadri.
Lo squallore delle vie e delle piazze sarà ancora incrementato.
I palchi saranno portati da quattro a quarantaquattro.
I festoni, simboli della festa Eucaristica, molto ridotti quest'
anno, saranno definitivamente eliminati.
E' prevista la partecipazione di quattro carri del Carnevale di
Viareggio.
E UDITE GENTE
Con l'intervento della Televisione, massimo organo culturale,
sarà allestito in Piazza S. Croce uno spettacolo di ... (indovinate
un po'?) canzoni, presentato da Pippo Baudo che sarà presentato
da Mike Buongiorno che a sua volta verrà presentato da Corrado.
Ospiti d'onore: Massimo Ranieri, Ornella Vanoni e Patty Pravo e
MERAVIGLIA DELLE MERAVIGLIE
chiuderanno lo spettacolo
GINA LOLLOBRIGIDA E CHRISTIAN BARNARD
e dato che quell'anima dannata di Mata Kahi ha trafugato un
foglio della «scaletta» dallo studio del regista
LUCIANELLO FAQUI'
possiamo anticipare un brano finale:
BARNARD (imitando Armando Gill):
Conoscete la mia Gina?!
Conoscete la mia Gina?!
Certo che la conoscete: eccola qua!
Ma se domando a Gina
Perché il suo cuore non mi dà
risponde birichina
ca io 'o voglio p' 'o trapiantà!
LA LOLLO (sul motivo di 'O surdato 'nnammurato):
Oi vita, oi vita mia
n'aie trapiantate core
si stato 'o quinto (!) ammore
e manco ll'urdemo saraie pe' mme!
A questo punto lasciamo immaginare la ressa, la folla
oceanica, incontenibile per la Piazza S. Croce; c'è già chi propone
l'abbattimento della Basilica; tanto che ci sta a fare? Avendo l'automobile
si può andare a Messa a Pompei o sul Colle di...
E CON QUESTO?
Faremo la Festa dei Quattro Altari? Essa si faceva più per gli ospiti
che per gli indigeni. E proprio quei pochi ospiti che ancora speravano
in una ripresa sono scappati nauseati. Chi di loro avrà più il coraggio
di ritornare a Torre del Greco? Le Festa è tradizione e le tradizioni
vanno rispettate. Il popolo di Torre del Greco invece di preoccuparsi
del traffico, dovrebbe almeno una volta all'anno mettere la città
a disposizione di tutti e non esclusi i forestieri, con quel gentile
senso di ospitalità mai mancato ai nostri padri. Se ciò non si sente,
si abbia il coraggio di sopprimerla una buona volta e per sempre.
Parlai col Kaiser in seno al Comitato del quale mi onoro di non
appartenere e son sicuro di aver parlato ancora col medesimo nel
redigere questo scritto.
|