Tracciare la storia di Torre del Greco, sin dalle sue origini, non è compito facile, la scarsità di fonti documentarie storiche e le distruttive eruzioni vesuviane non aiutano.
L’attività del monte Somma prima e del Vesuvio poi, attraverso le grandi masse di lava eruttate, hanno nei secoli fortemente modificato l’aspetto geomorfologico di tutta la zona litoranea del golfo di Napoli, per cui risulta estremamente prezioso il ritrovamento di una tomba a fossa che ci ha consentito di localizzare un primitivo insediamento umano nel IX-VIII secolo a.C. sul nostro territorio.
Con l’approssimarsi dell’Era cristiana più nettamente si determina lo sviluppo storico della nostra zona. Infatti in tale epoca il nostro territorio faceva parte del suburbio di Ercolano, fiorente ed elegante cittadina che, soprattutto a partire dall’anno 89 a.C., in cui divenne Municipio romano, fu molto ricercata da illustri cittadini della Roma repubblicana ed imperiale che, attratti dalla cultura greca, dalla posizione incantevole e dalla salubrità dell’aria della zona, la scelsero come località di villeggiatura. Sorsero così in tutta la plaga vesuviana numerose e fastose ville e terme, intorno a cui si svilupparono poi diversi centri abitati. Ancora oggi si possono notare i ruderi romani di alcune di queste ville tra cui la nostra “Villa Sora”.
La terribile eruzione del Vesuvio del 24 agosto 79 d.C. devastò il territorio e seppellì Ercolano, Pompei e Stabia, uccidendo o costringendo alla fuga gli abitanti, pochi dei quali tornarono a riedificare le proprie case. A queste calamità naturali si aggiunsero poi, dal V secolo d.C., le invasioni barbariche dalla cui furia devastatrice non andò esente la nostra zona.
Intanto il Vesuvio continuava con le sue eruzioni, tra le quali notevoli furono quelle del 203 e del 472; di nuovo gli abitanti fuggirono per poi ritornare a ricostruire le loro case. Sorsero in questi secoli così travagliati i villaggi di Sola e Calastro, ambedue prospicienti il mare, i cui abitanti svolgevano ovviamente attività prettamente marinare. Soprattutto Sola dovette avere uno sviluppo non indifferente dal punto di vista demografico nel VI secolo se è vero, com’è vero, che il generale bizantino Belisario si rifece anche ad esso nel 535 per ripopolare Napoli che aveva precedentemente decimata con un feroce massacro. Dalla unione dei due nuclei abitati di Sola e Calastro venne a formarsi nel medioevo il Casale di Torre Ottava, così chiamato in quanto distante 8 miglia da Napoli, ritenne, poi, a partire dal 1324 anche l’odierna denominazione in ricordo di una qualche eminente personalità di origine greca che ha abitato nella zona.
Lo storico torrese del ‘600 Francesco Balzano, sostiene la leggenda che tale denominazione risale ad un eremita greco che, stabilitosi ai piedi del Vesuvio, curava la coltivazione di uva greca da cui traeva un eccellente vino.
Seguirono la dominazione bizantina e il ducato napoletano autonomo fino al 1139; poi i Normanni che unificarono definitivamente tutta l’Italia meridionale gli Svevi fino al 1266, gli Angioini fino al 1442.
Solamente a partire dal secolo XV abbiamo piena luce sulle strutture sociali, politiche ed economiche della Comarca torrese, formata dalle Università di Torre, Resina (oggi Ercolano) e Portici con Cremano.
Pur essendo di pertinenza giuridica della città di Napoli, detta Comarca fu alienata nel 1418 dalla Regina Giovanna II d’Angiò-Durazzo a Sergianni Caracciolo, suo favorito, in pegno di un prestito di 2.000 ducati. Al Caracciolo subentrò nel pegno per il solo Castello, Antonio Carafa, per altro prestito di 1.600 ducati fatto alla stessa Regina, la cui dinastia conservò il possesso della Comarca quasi ininterrottamente fino al 1566 per riprenderlo, dopo soli otto anni di padronanza di G. F. de Sangro prima e di Marcello Caracciolo poi, col ramo cadetto dei Carafa-Stigliano. Con la morte di Nicola Guzman-Carafa, figlio della Viceregina di Napoli Anna Carafa, anch’essa già Utile Padrona di Torre, avvenuta nel 1689, cessò il dominio dei Carafa. Altre alienazioni dei Casali si ebbero finché nel 1698, essendosi verificato un ennesimo atto di rendita del territorio tra la Contessa di Berlips e il Marchese don Mario Loffredo di Monteforte, i Torresi, capeggiati da eminenti uomini di cultura tra i più rappresentativi, chiesero alla Regia Corte di avvalersi dello “Jus Praelationis” contemplato da una legge emanata da Carlo V nel 1535 “onde vivere sotto il manto e felicissimo dominio dei Serenissimi Regnanti di Spagna”. Il 18 maggio 1699 si ebbe così il Riscatto di Torre del Greco e Comarca previo pagamento di ducati 106.000, anticipati da Enti pubblici e da facoltosi cittadini delle tre Università. Col Riscatto si ebbe la configurazione giuridica del “Barone” inteso come intestatario dei beni delle Università e rappresentante delle stesse presso la Regia Corte, come prevedevano le leggi in vigore. Il primo Barone torrese fu Giovanni Langella, uomo onesto e poverissimo, che al momento dell’investitura rinunciò espressamente ad ogni pretesa economica per tale nomina.
La sua famiglia conservò la Baronia sino al 1806 quando, con l’avvento di Giuseppe Bonaparte, fu abolito il feudalesimo.
Il 15 giugno 1794 una violenta eruzione del Vesuvio distrusse gran parte della città; resisteva immoto il robusto campanile della parrocchiale di S. Croce, che fu poi ricostruita, su quella sommersa dalla lava ignea, ad opera di don Vincenzo Romano, beatificato nel 1963 e proclamato santo poi nel 2018 da Papa Francesco.